station wagon addio

Addio station wagon, il Suv frena le vendite delle familiari

Advertisement

In poco più di un decennio, in Italia la quota di mercato delle familiari è passata dall’8,1 al 4,9%. Se per molti anni la station wagon è stata sinonimo di praticità, funzionalità e capacità di carico – e c’era bisogno di metter su famiglia o azienda per regalarsi una familiare – l’arrivo di Suv e crossover ha “asfaltato” completamente una lunga parabola di successi. Stando ai dati di Unrae, nel giro di dieci anni, le immatricolazioni si sono dimezzate arrivando allo scorso anno a scendere sotto i 94 mila esemplari. Hai voglia a chiamarle shooting brake: il nome sofisticato non è servito a ridare smalto ad una carrozzeria che ormai sembra destinata al declino. (Approfondisci qui sulle vendite del 2019)

Peggio di loro fanno solo le monovolume che mantengono uno share del 3,7% sul totale nel 2019. Cosa è successo?

Station wagon, l’alternativa funzionale alle berline

Storicamente rappresentano un’alternativa più funzionale e lussuosa rispetto alle corrispondenti berline. Andando ad affermarsi soprattutto nei segmenti C e D dove c’è stata sempre una vasta offerta. Nonché nei mercati delle flotte aziendali, dunque del noleggio a lungo termine che ne è il primo fornitore.

Molte ad ogni modo sono rimaste un punto di riferimento della categoria, grazie al mercato estero.

Un esempio? Volkswagen Passat. Con il debutto dell’ottava generazione dello scorso anno ha tagliato il traguardo delle 30 milioni di unità nei suoi 46 anni di età. Merito di essere una vettura globale, prodotta infatti in 10 stabilimenti di 3 continenti ed esportata in oltre 100 mercati.

«La Passat è un’auto a suo agio a Pechino, quanto a Berlino, Sidney, Johannesburg o sulle strade di San Francisco. Siamo fieri del successo di questo modello, che oggi rappresenta ancora il punto di riferimento nella sua categoria», dicono da VW.

Le aziende preferiscono i suv

Ma in Italia il fenomeno delle “ruote alte” ha cannibalizzato le giardinette.

Ce ne parla Renault: «Da qualche anno il trend di vendita delle station wagon sul mercato totale è in calo: siamo passati dal 6,5% del 2017 al 4,6% del 2020. La diminuzione è del 30% – commenta Biagio Russo, direttore marketing Renault Italia -. In particolare questo si è registrato dapprima sui privati e poi a partire dal 2019 anche su aziende e noleggio. Tutto ciò a favore dei Suv, capaci di abbinare ampia funzionalità con un look più moderno. Questo tipo di vetture si sono affermate prima sul canale dei privati, senza grossi impatti, poi aziende e noleggio a lungo ne hanno decretato l’ingresso massivo nelle car policy delle grandi società, a discapito anche delle SW».

Le aziende, dunque, preferiscono optare per altre carrozzerie più attraenti.

Un processo che ha escluso anche le monovolume, come dicevamo. Un risultato che marchi molto concentrati su stile e design non mandano giù. Non è un caso che la cubica Renault Espace negli anni sia diventata dinamica e “crossoverizzata”, mentre la station francese sia oggi chiamata Sporter: ecco Clio Sporter e Megane Sport, per esempio. Con un evidente accento sulla storia sportiva del brand e un chiaro invito a mettersi al volante per chi deve macinare tanti chilometri.

Station wagon addio: torneranno a sorprendere?

Anche i nomi sono diventati via via più accattivanti pur di risollevare le sorti delle station wagon.

Il concetto di “Station” spesso è andato in soffitta per essere sostituito da mondi più godibili, come quello della caccia a cui si è ispirato Mercedes con le sue lussuose “shooting brake”. Oppure all’outdoor come è successo con Audi e l’A4 Allroad, più grintosa, mix di spazio e look 4×4.

Non manca la fantasia anche ai brand generalisti come Kia, con la Sportswagon e Seat con Sportstourer. Ma se per l’estero è un buon aggancio, per gli italiani si tratta della stessa solfa: vetture difficili da parcheggiare in centro storico. Senza dimenticare qualità aerodinamiche discutibili, nel cuore per lo più di tedeschi, polacchi, cechi, olandesi. Driver su strade ben asfaltate, larghe e connesse, lontani dai crucci di mobilità sempre più faticosa per molte regioni del Belpaese.

Ad ogni modo non è detta l’ultima.

Il 2020 potrebbe essere una buona occasione di rivalsa. Nel post lockdown, in cui si sta viaggiando in auto più di prima, la certezza di carico e il comfort dei cinque posti comodi potrebbe essere l’àncora di salvezza della carrozzeria. E come tutti i trend che vanno e vengono, tornare di nuovo a sorprendere.

 

Lascia un commento

*