Hertz è operativa in tutto il mondo e il noleggio auto si può effettuare ovunque. Non solo: le notizie riguardanti la società di rent a car, nata oltre Atlantico 102 anni fa e sbarcata in Italia nel 1960, toccano solo la sede americana. Ma non riguardano Hertz nelle altre aree del mondo. A spiegare la sostanziale differenza tra Chapter 11 e bancarotta, per ribadire che in Italia Hertz è un’azienda a sé, è il Ceo Massimiliano Archiapatti, da anni alla guida della società di noleggio auto.
In questi giorni il “Chapter 11” di Hertz ha dominato le cronache. Ma Hertz Italia non è Hertz U.S.A.: ci può spiegare le differenze e cosa unisce le 2 aziende?
«Per prima cosa bisogna dire che la norma del Chapter 11 riguarda solo Hertz negli Stati Uniti e in Canada. Ma non tocca le aziende nelle macroaree di Europa, Australia e Nuova Zelanda. Infatti siamo parlando di società distinte, autorizzate naturalmente all’utilizzo del brand. In Italia, per esempio, noi riceviamo alcune linee guida dal quartier generale in Florida. Ma nulla di più.
Da notare, poi, che la norma del Chapter 11 non indica la bancarotta, ma una richiesta di ristrutturazione del debito. Tanto è vero che non c’è una sola location che sia stata chiusa. Insomma: i clienti italiani che andranno negli Stati Uniti troveranno tutte le filiali aperte, che onoreranno le prenotazioni e i voucher. Negli Usa e in Canada, Hertz sta cercando accordi con i finanziatori, in un momento in cui il Covid ha inciso duramente sulle prenotazioni e sulla normale attività di noleggio auto».
Hertz è operativa anche in Italia?
«Certamente sì. Anche qui desk aperti e auto pronte ad accogliere i business traveller. Come prima, più di prima».
Certo, durante il Covid sarà stata dura…
«Inutile nasconderlo. Però voglio sottolineare che Hertz è operativa oggi e lo era anche nei mesi di lockdown. Insomma: siamo sempre rimasti aperti. A marzo e aprile abbiamo servito le filiere dei trasporti B2B, soprattutto con contratti mensili».
Restano validi tutti i contratti e le convenzioni tra Hertz e le aziende italiane?
«Assolutamente sì. Non solo in Italia, anche nel resto del mondo. Nord America compresa».
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Parliamo del rent a car di casa nostra: ci sono segnali di ripresa?
«Riceviamo qualche segnale di ripresa da parte di aziende che recuperano l’attività e che noleggiano le nostre auto. Speriamo che dal 3 giugno riprenda tutto come prima».
Qual è la procedura in tema di sanificazione?
«Fin dal 23 di febbraio abbiamo attivato dei protocolli aggiuntivi di igienizzazione. Che abbiamo arricchito nelle scorse settimane, creando uno standard disponibile in Italia e nel mondo: esso comprende una particolare attenzione all’igienizzazione dei veicoli prima del loro uso. Le auto Hertz vengono sigillate e igienizzate in toto con particolare attenzione a 40 punti, che comprendono la leva del cambio, le maniglie, lo schermo del navigatore e tutti quei luoghi che i clienti toccano con mano. Ogni nostro desk è organizzato per fornire questo servizio.
La procedura è attivata prima di ogni noleggio, in modo che l’auto sia nuovamente sicura dal punto di vista sanitario. La cosa riveste una grande importanza, perché l’auto è il miglior mezzo trasporto che consente il distanziamento sociale. Rispetto al trasporto collettivo – autobus, metropolitane, treni – non c’è paragone».
Avete rinegoziato – o state per farlo – i contratti in essere con i clienti business?
«Qualcuno ha chiesto una estensione delle convenzioni. E’ normale che gli aspetti di natura commerciale hanno avuto dei rallentamenti per il Covid. Con le case auto che ci riforniscono, abbiamo parlato e trovato degli accordi. Nessuno più di loro ha avuto un impatto così forte dal Covid19, visto che le nuove immatricolazioni sono crollate: in questi mesi, circa 106mila unità in meno, con un danno di 2,2 miliardi e un mancato gettito Iva di quasi mezzo miliardo di euro. Ritengo però che il prima possibile si possa tornare a una nuova normalità. Del resto Hertz è operativa oggi come lo era ieri».
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