Viaggiare per lavoro è sempre stato un po’ faticoso. Oggi, però, rischia di diventarlo ancora di più, visto che le aziende, nel tentativo di ridurre i costi, tendono a risparmiare sui confort e a selezionare soluzioni di viaggio più “spartane” rispetto al passato: la classe business, ormai, è bandita da quasi tutte le travel policy, tranne in caso di voli intercontinentali di durata superiore alle cinque ore. E lo stesso vale per i quattro e cinque stelle, sostituiti sempre più frequentemente dai più convenienti budget hotel a tre stelle.
Quali sono, dunque, le nuove abitudini dei business traveller? Come si sono modificate le preferenze dei dipendenti in trasferta?
Sul fronte delle strutture alberghiere, utili indicazioni ci giungono dalla recente indagine “The austere traveller: the effect of corporate cutbacks on hotels”, realizzata dall’Economist Intelligence Unit per conto del gds Amadeus. I dati sono stati raccolti intervistando 354 viaggiatori d’affari provenienti dal Nord America (29%), dall’Europa (29%), dall’area Asia Pacifico (29%) e dal resto del mondo (13%). Dallo studio emerge che il 61% dei business traveller, essendo costretto per motivi di budget orientarsi su strutture poco dispendiose, tende ad affidarsi più che in passato a brand conosciuti, in grado di garantire livelli uniformi di servizio in differenti destinazioni. Il 54%, inoltre, afferma di ritenere più importante la convenienza della struttura rispetto al confort offerto. Inoltre, meno della metà dei viaggiatori (43%) prende in considerazione la possibilità di estendere il viaggio includendo qualche giorno di vacanza e solo il 19% afferma che gli piacerebbe poter viaggiare con la famiglia.
Ma quali sono le valutazioni dei viaggiatori sui budget hotel? Il 44% degli interpellati ritiene che sia giusto, in tempi di crisi, avvalersi di questo tipo di strutture, mentre solo un più modesto 29% è convinto che la scelta di un albergo di lusso sia fondamentale per salvaguardare il prestigio dell’azienda. Perché un albergo economico sia adatto a una trasferta, però, deve disporre di alcuni plus indispensabili per lavorare: il 76% indica la connessione a Internet, il 56% una camera silenziosa, mentre il 54% ritiene fondamentale che l’hotel sia facilmente raggiungibile dall’aeroporto e il 24% gradisce la presenza di alcune business facilities, quali le sale riunioni o il business center. Solo il 16% indica la presenza in camera di sistemi di entertainment (televisione satellitare, video on demand) o le sale fitness, mentre appena il 13% considera importante la presenza di un buon ristorante.
Il rigore e il senso pratico hanno la meglio anche quando si tratta di valutare la qualità del servizio (cfr. grafico 2). Il 68% dei viaggiatori, infatti, considera prioritaria la flessibilità degli albergatori nell’accettare cambi di prenotazione o cancellazioni all’ultimo minuto. Il 64%, inoltre, sottolinea l’importanza del check-in e check-out veloce, mentre il 59% apprezza la rapidità nel risolvere i problemi (cambi di stanza ecc.). Solo il 16% considera fondamentale l’efficienza del servizio di concierge, mentre un modesto 9% apprezza di essere tempestivamente informato in merito a servizi “leisure” (ad esempio, i trattamenti offerti dalla Spa).
Nonostante l’obbligo di “tirare la cinghia”, i business traveller si mostrano motivati a viaggiare. Alla domanda “Come reagirebbe se a causa della crisi economica la costringessero a viaggiare meno?”, il 53% esprime disappunto, sottolineando che le trasferte sono fondamentali per creare nuove opportunità di business.
La tendenza a viaggiare in maniera austera, cercando di ridurre i costi all’osso, emerge anche da un’indagine presentata lo scorso giugno da Acte ( Association of Corporate Travel Executives)e Kds, interpellando un campione di 435 business traveller in tutto il mondo. I dati raccolti confermano che il 71% delle imprese ha ridotto drasticamente il numero delle trasferte. In più, il 75% dei viaggiatori sostiene che oggi, rispetto al passato, deve fare molta più fatica per giustificare la necessità di una trasferta e per ottenerne l’approvazione. Solo il 38% delle aziende campione consente ancora i viaggi in classe business, che comunque, nel 70% de casi, sono ammessi solo per i voli di durata superiore a cinque ore.
In tema di alberghi, il 58% dei business traveller sottolineano di essere stati costretti a ridurre la frequenza dei propri soggiorni negli ultimi sei mesi.
Disagi in volo
Ma quali sono le preferenze dei viaggiatori d’affari durante il volo? Per scoprirlo si possono consultare i dati di una recentissima indagine di SeatGuru.com, sito americano che fornisce informazioni sulle cabine, i posti a sedere e i servizi offerti dalle principali aerolinee mondiali. La survey, effettuata online su un campione di 1600 frequent flyer, rivela che oltre il 90% dei passeggeri considera la pulizia della cabina l’indicatore principale della qualità del servizio offerto da un vettore. In merito ai confort disponibili a bordo, il 40% ritiene molto importante l’offerta di un pasto completo. Tra i vettori che, a detta degli intervistati, propongono la migliore ristorazione compare Singapore Airlines (19%), seguita da British Airways (9%), Continental (7%), Air France (7%) e Cathay Pacific. Chiamati a dare un voto sulle classi di servizio, inoltre, i frequent flyer premiano JetBlue per i confortevoli sedili di classe economica e Singapore Airlines per la qualità della sua business class. Il 42% degli intervistati, inoltre, si dichiara disposto a pagare fino al 10% in più pur di ottenere spazio aggiuntivo per le gambe.
Sempre a proposito di posti, ben il 56% dei viaggiatori preferisce non prenotare, quando possibile, i posti centrali, ovvero quelli posizionati tra altri due sedili. Inoltre, il 32% apprezza che in volo siano trasmessi i programmi televisivi, il 24% preferisce i film, mentre un virtuoso 8% considera indispensabile l’accesso a Internet e un 9% la presa per il personal computer.
Per completare il quadro, vale la pena di riportare una ricerca realizzata da British Airways sui principali motivi di irritazione dei passeggeri durante il volo: al top della classifica delle sensazioni fastidiose compaiono i calci sul retro del proprio schienale, indicati dal 64% del campione europeo (2983 passeggeri europei provenienti da Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera), nonché dal 57% degli italiani. Osservando in dettaglio le risposte dei nostri connazionali, si osserva che il 50% non sopporta i vicini di posto che allungano le gambe, invadendo lo spazio altrui. Il 48% non tollera i genitori che non controllano i propri bambini, mentre il 46% è irritato dai passeggeri che russano. Infine, il 41% detesta i passeggeri che si lamentano per tutta la durata del viaggio e il 38% è infastidito dai viaggiatori che chiacchierano ad alta voce.
Testo di Simona Greppi, Mission n. 6, settembre 2009