Focus sul travel manager

Negli Stati Uniti, dove questo ruolo è stato inventato, i travel manager sono remunerati con stipendi elevati (in media circa 100mila dollari, cfr. tabella 2 in formato Pdf) e rappresentati da diverse associazioni di categoria(ad esempio Acte, Association of Corporate Travel Executives, o Nbta, National Business Travel Association). In Italia questa figura non è altrettanto diffusa e riconosciuta, anche se nell’ultimo decennio il numero di imprese che decidono di gestire le trasferte in maniera più strutturata, affidandole a un addetto, è notevolmente aumentato. Un profilo dei travel manager italiani giunge dall’indagine “Professione travel manager: skill, competenze e livelli retributivi”, realizzata dalla società di consulenza OD&M Consulting e presentata l’8 ottobre, nel corso dell’ultima edizione di BizTravel Forum. Il modesto campione (39 aziende di medie e grandi dimensioni) non conferisce alla survey una vera e propria validità statistica. Ciononostante, i dati raccolti forniscono utili spunti di riflessione sull’evoluzione di questo ruolo nel nostro Paese. Dai dati, ad esempio, emerge una prevalenza (56%) dei travel manager “part time”, che svolgono questa attività contemporaneamente ad altre. I travel manager “full time”, che si occupano di trasferte aziendali a tempo pieno, sono circa il 44%. Inoltre, nel 60% dei casi i travel manager full time sono inquadrati all’interno della propria funzione specifica, ma anche nell’area degli Acquisti o dell’Amministrazione. I responsabili viaggi part time, invece, riportano soprattutto alla Direzione generale.

Ma quali sono le attività svolte dai travel manager? Tra quelle di tipo operativo spiccano l’organizzazione dei viaggi (seguita nel 76% dei casi da travel manager a tempo pieno e nel 77% dei casi da quelli part time), la gestione dei rimborsi spese (12% e 18%), la gestione dei rischi e delle polizze assicurative dei viaggiatori (6% e 5%). Tra quelle di natura più strategica, invece, compaiono la valutazione dei vettori più convenienti (47% e 55%), la stipula di accordi con i fornitori (53% e 55%) e la definizione e gestione della travel policy, seguita in prevalenza dai travel manager full time (nel 41% dei casi, contro il 14% dei responsabili viaggi part time). Tra i compiti svolti compare anche l’attività di comunicazione nei confronti del personale (18% e 23%), indispensabile per veicolare in maniera corretta le esigenze di saving dell’azienda. «I fattori che oggi spingono un’azienda a dotarsi di un responsabile viaggi a tempo pieno – ha dichiarato nel corso della presentazione Mario Vavassori, presidente di OD&M Consulting – sono l’esigenza di gestire al meglio un budget significativo, di far dialogare i fornitori con un interlocutore unico, ma soprattutto di definire, presidiare e comunicare una travel policy univoca in azienda».
«Tutti sappiamo che il primo obiettivo del travel manager consiste nell’ottimizzare i costi, individuando il prezzo giusto per il servizio giusto e garantendo all’azienda un “cost avoidance” superiore all’anno precedente – ha confermato Silvia Nervetti, travel manager del gruppo Bosch –. Il suo ruolo, però, non si esaurisce qui: egli ha il compito fondamentale di modificare i comportamenti dei dipendenti, diffondendo all’interno dell’azienda una diversa cultura del viaggio aziendale. In Bosch, ad esempio, siamo riusciti a passare in pochi anni da un uso indiscriminato della business class, con costi rilevanti per l’azienda, a un atteggiamento dei viaggiatori decisamente più consapevole e attento al risparmio».

Competenze e livelli retributivi
Come si diventa travel manager? Che tipo di formazione hanno i responsabili viaggi? Secondo la survey di OD&M Consulting, quasi la metà dei travel manager a tempo pieno vanta un’esperienza esterna all’azienda, spesso maturata nel settore turistico. «Meno specifica, invece, è la formazione dei responsabili viaggi part time – ha affermato Vavassori -, che imparano il mestiere all’interno della propria azienda». «È raro che un travel manager venga scelto esternamente – ha aggiunto Silvia Nervetti -. Nella maggior parte dei casi, infatti, questa mansione è assegnata a una figura interna, che impara il lavoro “sul campo”. La mia esperienza, in questo senso, è emblematica: ho cominciato a occuparmi delle trasferte dei dipendenti di Bosch nel 2002, dopo aver ricoperto per circa un anno il ruolo di assistente dell’amministratore delegato».

Ma a quanto ammontano gli stipendi dei travel manager italiani? Se paragonate a quelle degli Usa, le cifre sono ancora modeste, a dimostrazione del fatto che nel nostro Paese questa figura è ancora lontana dall’aver ottenuto un pieno riconoscimento: il compenso medio, infatti, supera di poco i 33.600 euro. In particolare, lo stipendio di un dirigente ammonta a circa 70mila euro annui, che scendono a 50mila euro per i quadri (circa 40mila euro per quelli che si occupano di travel part time) e a 27mila euro per gli impiegati (25mila se svolgono la funzione di travel manager a metà tempo). Da segnalare che la maggior parte dei responsabili viaggi sono impiegati o quadri, mentre questo compito è più raramente svolto da dirigenti.

Negli Usa, un altro scenario
Come accennato, ben diverso è il panorama salariale negli Usa, dove il ruolo strategico del travel manager è maggiormente riconosciuto. Secondo l’indagine “2008 Travel manager salary & attitude survey”, realizzata dal magazine Business Travel News su un campione di 384 responsabili viaggi (118 travel manager e 266 travel buyer, ovvero i responsabili della negoziazione con i fornitori), lo stipendio medio dei travel manager americani ammonta a 100.402 dollari (circa 78.300 euro), in crescita del 3,3% rispetto ai 97.161 dollari del 2007. La busta paga dei buyer, invece, tocca i 93.290 dollari (quasi 73mila euro), contro i 92.494 dollari dello scorso anno. L’indagine rivela che gli stipendi sono strettamente correlati con i volumi di spese di viaggio. Nelle aziende che spendono più di 12 milioni di dollari in biglietteria aerea, ad esempio, gli stipendi dei responsabili viaggi ammontano a circa 106.877 dollari, mentre presso le aziende con volumi inferiori ai 2 milioni gli stipendi medi calano a 67.139 dollari.
Inoltre, circa il 70% dei travel manager e il 68% dei buyer si vedrà riconoscere nel corso del 2008 bonus al raggiungimento di obiettivi prefissati. Tra questi, il 64% dichiara che l’importo sarà connesso al raggiungimento di saving/cost avoidance. Per il 63% dipenderà dal contributo del travel alla valorizzazione dell’organizzazione, per il 56% dalle statistiche che documentano i miglioramenti dei travel program anno su anno, per il 52% da una formula che tiene conto dei risparmi, della qualità della reportistica, del grado di soddisfazione interna e delle iniziative strategiche. Il 33% dei manager, infine, sostiene che il bonus sarà legato al grado di soddisfazione dei viaggiatori e il 22% all’implementazione di nuove tecnologie.

Testo di Lucio Marchetti, Mission n. 8, novembre-dicembre 2008

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