Settecento. Sono questi i chili di ossido di carbonioliberati nell’atmosfera da un’auto a benzina fino a 1600 cc nell’arco di un anno. Una quantità elevatissima, che però viene superata abbondantemente da quella dei viaggi aerei: durante un volo Milano-Parigi andata e ritorno, ad esempio, vengono emessi in media 144 chili di CO2 per ogni singolo passeggero, che salgono a 1884 sulla tratta Milano-Bangkok via Parigi (fonte: CO2 Calculator di Air France). Pensate alle migliaia di viaggiatori d’affari che prendono la macchina o l’aereo ogni giorno, e non vi stupirete che il business travel sia considerato una tra le cause di inquinamento ambientale più rilevanti.
Per ridurre l’impatto delle trasferte sull’effetto serra, responsabile degli sconvolgimenti climatici del nostro pianeta, le aziende dovrebbero adottare un approccio più “verde”, educando il personale viaggiante a compiere scelte più responsabili e ricorrendo a tecnologie in grado di ridurre al minimo l’impatto ambientale. Le imprese, però, non sembrano ancora pienamente consapevoli del problema, almeno secondo una survey globale condotta da Acte, Association of Corporate Travel Executive, in collaborazione con la società informatica Kds: dallo studio, infatti, è emerso che solo il 20% delle aziende ha l’abitudine di stilare rapporti periodici sulle emissioni di ossido di carbonio, mentre il 76% non adotta alcun comportamento “ecologicamente responsabile. L’80% delle travel policy aziendali, inoltre, non contiene alcun suggerimento ai dipendenti per ridurre l’impatto delle trasferte sull’ambiente.
Comportamenti responsabili
Su questo tema, di recente è scesa in campo TRX Travel Analytics, società del gruppo TRX, fornitore del self booking tool ResX. La società ha sviluppato il “Carbon Emission Model”, un programma che aiuta le aziende a modificare i programmi di travel in modo da ridurre l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. TRX Travel Analytics ha anche calcolato che se le imprese volessero compensare le proprie emissioni di CO2, dovrebbero spendere una cifra compresa tra l’1 e il 2% delle spese annue di biglietteria aerea. La “compensazione” è un metodo che prevede che il costo ambientale delle emissioni di CO2 venga bilanciato dal pagamento di una somma destinata a un progetto – la piantumazione di alberi o la ricerca di energie pulite – che riduca l’anidride carbonica della medesima quantità.
Durante l’ultima conferenza di Acte, svoltasi a Miami lo scorso maggio, Scott Gillespie, vicepresidente di TRX Travel Analytics, ha illustrato alcuni comportamenti “virtuosi” in grado di limitare l’impatto ambientale: ad esempio, sulle tratte brevi sarebbe preferibile utilizzare i treni, che rispetto agli aerei liberano nell’atmosfera minori quantità di ossido di carbonio. Inoltre, quando possibile, sarebbe bene evitare i voli con scali. A detta di Gillespie, infatti, «un volo della durata di 1000 miglia (circa 1600 chilometri, ndr) con scali emette circa il 50% in più di CO2 rispetto a un volo no stop». Questi collegamenti, infatti, in genere coprono tragitti più lunghi di quelli diretti. Inoltre, prevedono un maggior numero di decolli e atterraggi, i momenti del volo in cui viene bruciata la maggiore quantità di ossido di carbonio.
Occorre anche tenere presente che più passeggeri è in grado di trasportare un aereo, minore è la quantità di CO2 emessa per singolo viaggiatore. In proporzione, dunque, inquina meno un Boeing 737 di un piccolo jet regionale. Sarebbe opportuno, infine, scegliere i fornitori anche in base alla quantità di ossido di carbonio che emettono (fonte “TRX, Buyers suggest green air practice”, di Jay Bohemer, da Business Travel News, n. 21, maggio 2007). Va detto che le scelte suggerite non sono sempre compatibili con l’esigenza di saving delle aziende: ad esempio, un volo con scali costa quasi sempre meno di uno diretto. Alle imprese, quindi, è richiesto uno sforzo per assumere comportamenti socialmente responsabili.
Anche Carlson Wagonlit Travel ha deciso di spezzare una lancia a favore dell’ambiente. Infatti, ha lanciato nel Regno Unito uno strumento per calcolare le emissioni di anidride carbonica generate da un viaggio d’affari, permettendo di individuare eventuali alternative più “verdi”. Il sistema, che ha ricevuto l’appoggio del Department for Environmental, Food and Rural Affairs inglese, rivela, ad esempio, che volare da Londra a Parigi produce circa 100 chilogrammi di anidride carbonica, contro i 28,8 chili generati da un viaggio in treno. Inoltre, lo strumento evidenzia la differenza in termini di costo ambientale tra un vettore e l’altro. L’obiettivo della travel management company è indurre i business traveller a modificare i propri comportamenti di viaggio, a tutto vantaggio dell’ambiente, ottenendo risultati più efficaci nei confronti dell’effetto serra del classico sistema della compensazione.
Le eco-strategie dei vettori
A detta di TXR, lo scorso anno i vettori hanno liberato nell’atmosfera ben 560 milioni di tonnellate di ossido di carbonio. Un problema che la Iata, International Air Transport Association, cerca di risolvere già da diversi anni. Nel 2006 gli sforzi dell’associazione hanno permesso di evitare l’emissione di oltre 15 milioni di tonnellate di CO2, con in più un risparmio di 1,8 miliardi di dollari. L’obiettivo per il 2007 è di tagliare altri 4 miliardi di tonnellate.
Anche l’Unione Europea sta lavorando a un progetto denominato “Clean Sky”, volto al rilancio dell’industria aeronautica nel Vecchio Continente e, al contempo, alla riduzione dell’impatto ambientale del settore. L’iniziativa, che richiederà un investimento di 1,6 miliardi di euro e coinvolgerà numerosi soggetti pubblici e privati, consentirà la creazione di aeromobili più ecologici e una riduzione del gas serra del 40% tra il 2015 e il 2050. Le compagnie aeree parteciperanno al piano versando la metà dei fondi tra il 2008 e il 2014.
Intanto, i vettori stipulano accordi e inaugurano nuove iniziative a favore del pianeta. Il vettore low cost easyJet, ad esempio, ha presentato il modello di un aeromobile rispettoso dell’ambiente, che entro il 2015 potrebbe essere adibito alle rotte di corto raggio. Battezzato easyJet ecoJet, il velivolo dovrebbe essere il 25% più silenzioso, ridurre del 50% le emissioni di CO2 e del 75% quelle di NOx rispetto agli attuali aeromobili (ad esempio, la famiglia dei 737 e degli A320). A detta della compagnia, questo progetto genererebbe meno di 47 grammi di CO2 per passeggero/km, contro gli attuali 97,5 grammi. Caratteristica chiave del nuovo velivolo sono i motori con rotori aperti montati sul retro, che garantiscono un’elevata efficienza ambientale sul breve raggio grazie a una maggiore propulsione. La struttura dell’aereo, inoltre, dovrebbe essere realizzata con materiali di ultima generazione che consentono una notevole riduzione di peso.
«L’esempio di aeromobile che abbiamo presentato – ha dichiarato il ceo della compagnia, Andy Harrison -, rappresenta il prossimo passo nell’evoluzione della tecnologia delle strutture e dei motori degli aerei. La struttura leggera e i motori a rotori aperti si basano su tecnologie che i maggiori produttori stanno già sviluppando: l’easyJet ecoJet è realistico e raggiungibile».
Continental Airlines, invece, ha elaborato un programma che consente ai propri viaggiatori di calcolare la quantità di CO2 emessa durante i voli prenotati e di compensarla contribuendo ai progetti dell’organizzazione no profit Sustainable Travel International (riforestazione e progetti per lo sviluppo di nuove forme di energia “verde”). Negli ultimi dieci anni il vettore americano ha ridotto l’emissione di anidride carbonica del 35%. Questo risultato è stato il frutto di un investimento di oltre 12 miliardi di dollari nell’acquisto di 270 nuovi aeromobili, più efficienti e meno inquinanti. Inoltre, il vettore ha diminuito del 75% la produzione di ossido di azoto apportando modifiche agli equipaggiamenti del suo hub principale, a Houston.
Proseguiamo con il gruppo Air France-Klm: la compagnia francese ha pubblicato online un calcolatore di emissioni di CO2 che, a differenza di altri sistemi di questo genere, basati su modelli teorici, elabora i dati registrati su ogni volo e rotta (distanza percorsa, tipo di aereo, carburante effettivamente consumato durante la tratta, numero dei passeggeri a bordo, peso dei bagagli e delle merci trasportate). I risultati sono espressi in chili di CO2 generati per passeggero su una tratta, litri di carburante consumato per passeggero ogni 100 chilometri e in grammi di CO2 per passeggero/km (sito: http://developpement-durable.airfrance.com).
Klm, invece, ha siglato un accordo con il Wwf (World Wildlife Fund) allo scopo di raggiungere, nei prossimi tre anni, una “crescita zero” di CO2 rispetto al 2007. Il primo step è la compensazione di circa quattro milioni di tonnellate entro i prossimi quattro anni: un risultato raggiungibile sia intervenendo sulla riduzione delle emissioni sia stanziando importanti somme a sostegno di iniziative per la difesa dell’ambiente. Entro il 2012, il vettore danese prevede di ridurre le emissioni del 3% per ciascun passeggero, scendendo del 17% nel 2020. «Il cambiamento climatico è una delle minacce maggiori del nostro tempo per le persone e per gli animali – ha dichiarato Johan van de Gronden, amministratore delegato del Wnf, divisione olandese di Wwf -. Sulla base di accordi concreti con grandi compagnie, Wwf cerca di trovare modi per limitare il più possibile gli effetti del cambiamento climatico. La collaborazione con Klm darà benefici diretti alla natura».
Comportamenti virtuosi
Ecco che cosa può fare un’azienda per ridurre l’impatto delle trasferte sull’ambiente.
- Nella scelta di un fornitore, tenere conto anche di quante emissioni inquinanti libera nell’atmosfera
- Offrire al proprio personale viaggiante informazioni sulle emissioni di CO2 delle compagnie aeree
- Inserire nella travel policy indicazioni per ridurre l’impatto ambientale. Si può consigliare, ad esempio, di limitare l’uso dell’aereo, privilegiando il treno, che libera una minore quantità di CO2 nell’atmosfera. Oppure, di prenotare quando possibile voli no stop invece di quelli con scalo: questi collegamenti, infatti, sono più lunghi di quelli diretti e prevedono un maggior numero di decolli e atterraggi durante i quali si brucia una maggiore quantità di anidride carbonica.
- Partecipare a programmi di compensazione, che consentono di “rimediare” alle emissioni di CO2 emesse nell’atmosfera, finanziando progetti ecologici.
Mission N. 5, settembre 2007 – testo di Arianna De Nittis