La riduzione delle emissioni di Co2 portano il settore dell’automotive verso due direzioni certe. La concentrazione dei produttori e la riduzione dei loro margini di profitto. Il che avrà il relativo impatto sulle riorganizzazioni aziendali e sul mondo del lavoro. Ma qui è troppo presto per tracciare questo futuro, ci limitiamo a riportarvi l’ultimo studio di S&P Global Ratings fresco di pubblicazione.
Il rapporto di S&P Global Ratings evidenzia questi highlights:
– Gli sforzi delle case automobilistiche europee per conformarsi alla normativa UE sulle emissioni di anidride carbonica (CO2) comprimeranno i loro margini nel biennio 2019-2020;
– L’introduzione di nuovi modelli di veicoli elettrici potrebbe non essere sufficiente per raggiungere tale conformità, considerato che non è sicuro che vengano accettati dal mercato;
– È più facile che i produttori di auto per il segmento premium ottengano questo risultato, ma nel complesso servirà del tempo per riportare i margini delle società all’interno delle guidance di medio periodo;
– La ricerca di maggiori volumi per ridurre i costi unitari aumenterà l’interesse del mercato per il consolidamento del settore nei prossimi anni.
La società di rating si aspetta “che tutti i produttori di apparecchiature originali (OEM), compresi i produttori premium, mettano in atto una gestione dei costi rigorosa per contenere l’erosione dei margini prevista”.
Inoltre, ritiene che la gestione dei costi inneschi il consolidamento, in particolare nei mercati guidati dalla regolamentazione, come l’Europa. E lo abbiamo visto bene con la proposta di FCA a Renault.
Dunque, gli sforzi delle case automobilistiche europee per conformarsi alla normativa UE sulle emissioni di biossido di carbonio (CO2) spremeranno i loro margini nel 2019 e nel 2020.
“Inoltre, l’introduzione di nuovi modelli di veicoli elettrici potrebbe non essere sufficiente per ottenere la conformità perché la loro accettazione nel mercato è incerta”, osserva Vittoria Ferraris, Sector Lead Automotive di S&P Global Ratings.
Come noto nel 2020, la Commissione europea avvierà gradualmente gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per le nuove autovetture e i veicoli commerciali leggeri (LCV) nell’UE.
Sappiamo che la conformità normativa con questi obiettivi obbligatori sta rimodellando le strategie dei costruttori per adattarsi ai guadagni inferiori, associati alla transizione verso la produzione e la vendita di veicoli a basse emissioni.
“La transizione arriva con ingenti investimenti in tecnologia e infrastrutture. Un’elevata quota di veicoli elettrici ibridi plug-in (PHEV) e veicoli elettrici a batteria (BEV) arriverà sul mercato fino al 2023”, si legge nell’analisi.
L’industria automobilistica europea investe oltre 50 milioni di euro all’anno – oltre il 5% del suo fatturato secondo Acea – e si classifica seconda solo all’industria farmaceutica e tecnologica in Europa.
S&P analisi automotive Europa: i passaggi fondamentali
In alcuni passaggi fondamentali, la previsione mette in evidenza che in ragione di costi di produzione più alti – dovuti alle batterie dell’elettrico -, le Case dovranno essere rigorose sul piano di controllo. Di seguito alcune frasi cruciali.
“Nei prossimi due anni, pensiamo che l’introduzione di nuovi modelli a basse emissioni sia una condizione necessaria, ma non sufficiente, per colmare l’attuale gap di CO2 per molte case automobilistiche”.
“A causa dei rischi di accettazione del mercato, dell’aumentata concorrenza da una più ampia scelta di modelli e delle differenze di prezzo tra le tecnologie, la disponibilità di mezzi a basse emissioni non è probabilmente sufficiente a garantire la piena conformità con i nuovi requisiti di emissione di CO2 per tutti i produttori”.
“La scelta strategica della tecnologia degli OEM di raggiungere gli obiettivi può variare, ma riteniamo che tutti debbano affrontare margini in calo”.
“Questo perché il costo di produzione di veicoli elettrici è in genere superiore a quello dei veicoli convenzionali (principalmente a causa dei costi delle batterie ancora elevati) e gli acquirenti potrebbero essere riluttanti a pagare la differenza di costo per tali veicoli, quindi i margini sono inferiori. Sebbene gli acquirenti di veicoli premium siano meno sensibili ai prezzi rispetto agli acquirenti di auto del mercato di massa, riteniamo che i bassi volumi di vendita di veicoli elettrici nel segmento premium possano allungare considerevolmente il tempo necessario agli OEM per recuperare i loro investimenti”.
“Ci aspettiamo che tutti gli OEM, compresi i produttori premium, dispongano di una rigorosa gestione dei costi per contenere l’erosione dei margini prevista. Inoltre, oggi riteniamo che la gestione dei costi inneschi il consolidamento, in particolare nei mercati guidati dalla regolamentazione, come l’Europa. Prevediamo pressioni su redditività e partnership/consolidamento per indirizzare i nostri rating sulle case automobilistiche europee nei prossimi due anni”.
Ad esempio, leggi qui di BMW e JLR che fanno squadra nell’elettrico.
S&P analisi automotive Europa: riduzione CO2 bloccata
I produttori europei di autovetture devono ancora raggiungere il prossimo obiettivo di regolare le emissioni di CO2 a 95 grammi per chilometro (g/km) nel 2021.
A partire dal 2020, il 95% della flotta automobilistica in Europa deve essere conforme.
Spiega S&P: “Dal 2005, gli OEM hanno costantemente raggiunto una riduzione delle emissioni di CO2 nei nuovi veicoli. Tuttavia, i progressi si sono fermati nel 2017 quando la quota delle vendite di veicoli a motore diesel è diminuita e la richiesta di Suv che consumano meno carburante è aumentata”.
“Sebbene le statistiche ufficiali dell’Acea (Agenzia europea dell’ambiente) non siano ancora disponibili per il 2018, riteniamo che le emissioni medie di CO2 siano aumentate, poiché la quota di mercato dei veicoli a benzina è salita di quasi 6,5 punti percentuali lo scorso anno, pari al 56,7% di tutte le auto vendute nell’UE”.
Approfondisci qui sulla correlazione tra penetrazione delle auto elettriche e il Pil europeo.
Nel primo trimestre del 2019, quasi il 60% di tutte le autovetture nuove immatricolate nell’UE è a benzina, mentre meno di un terzo alimentato a gasolio.
“Questa tendenza non promette nulla di buono per le emissioni di CO2 nel 2019. Ad eccezione di Toyota, l’industria automobilistica dovrà ridurre le emissioni di oltre 20 g/km in media in meno di due anni (vedi grafico 3)”.
L’introduzione di nuovi modelli di veicoli elettrici potrebbe non essere sufficiente per ottenere la conformità perché la loro accettazione nel mercato è incerta.
Ecco perché gli sforzi delle case automobilistiche europee per conformarsi alla normativa UE sulle emissioni di biossido di carbonio (CO2) spremeranno i loro margini quest’anno e l’anno prossimo,
Per i produttori di auto premium è più facile ottenere tale accettazione, ma nel complesso ci vorrà del tempo per ripristinare i margini a medio termine.
La conclusione è quella anticipata all’inizio dell’articolo: la ricerca di volumi per ridurre i costi unitari aumenterà la tendenza di consolidamento del mercato. Qui per il documento in inglese.