In attesa del nuovo Governo, a cui A4E e Ibar indirizzeranno questo studio, i loro rappresentanti hanno voluto incontrare i media specializzati a Milano per raccontare come le prospettive economiche in Europa, e in Italia in particolare, potrebbero migliorare, e di molto, abolendo o, almeno, riducendo le tasse aeroportuali, come si legge in un’analisi di Pricewaterhouse Coopers (Pwc): “Sottolineiamo che eliminando o riducendo le tasse aeroportuali le istituzioni locali o i governi non devono cercare altre fonti di entrata, perché agendo su questa leva l’economia, e parliamo soprattutto di turismo ma non solo, crescerebbe: Il Pil di 25 miliardi di euro ogni anno in tutta l’Ue entro il 2030, con 12 miliardi già nel 2020, di cui 1,7 miliardi di Italia per 8,7 milioni di turisti in più al 2020, sui 45, 3 milioni in tutto il Continente” commenta il managing director di A4E, la principale associazione delle compagnie europee, Thomas Reynaert, che ha aggiunto come “nell’ultimo decennio i biglietti aerei hanno dimezzato le loro tariffe e solo 25 anni ani fa costavano sino a 16 volte in più all’interno dell’Europa. I costi di tasse e fee aeroportuali sono invece raddoppiati”. Come ha anche sottolineato il segretario generale dell’Ibar, l’associazione delle compagnie operanti in Italia, Luciano Neri: “se nel 2006 i diritti aeroportuali pesavano sul biglietto per il 7% e le tasse per il 3%, dieci anni dopo questo peso è passato rispettivamente al 6 e al 15%”.
Basta tasse per far crescere l’economia. La ricetta A4E e Ibar; gli esempi virtuosi di Irlanda e Olanda
In Europa si pagano 6 miliardi di tasse nei quattro mercati principali, ovvero Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia, dove vengono raccolti 600 milioni ogni anno dai passeggeri aerei, ma nel Vecchio Continente vi sono anche esempi diversi, come l’Irlanda, che “abolendo le tasse aeroportuali nel 2014 è passata da 23 milioni di passeggeri del 2012 ai 32 milioni del 2016” spiega Reynaert, che prosegue, “o come l’Olanda, che le ha abolite nel 2009, attirando anche traffico dalla vicina Germania. Ed ora la Scozia le vuole ridurre di almeno il 15%”.
Reynaert e Neri di A4E e Ibar spendono poi una parola positiva anche per il governo Renzi che aveva fermato l’aumento di 2,5 euro per le tasse aeroportuali in Italia, già piuttosto alte con un’addizionale comunale di 6,50 euro a passeggero, cifra che per Roma passa a 7,50 euro.
“Il peso dei passeggeri aerei nei diversi paesi europei rispetto alla popolazione ci fa capire alcune cose” aggiunge Neri, “se nei mercati principali il rapporto tra passeggeri e popolazione è a favore dei primi, come in Gran Bretagna e Spagna, e cifre in equilibrio su Francia e Germania, in Italia queste percentuali sono a favore del numero di abitanti, con uno spazio quindi di crescita di chi potrebbe volare. Anche attirando, come succede in Spagna ad esempio, passeggeri da fuori. E questo, come detto, lo si fa anche abbattendo le tasse”.
Un obbiettivo certamente molto difficile, come è difficile al momento pensare a un Cielo unico europeo, “per ragioni politiche perché tecnologicamente siamo già pronti, almeno per bypassare eventuali problemi, e scioperi, nel cuore dell’Europa” spiega il rappresentante di A4E che, sin dalla sua fondazione (leggi qui), combatte gli scioperi selvaggio che si susseguono in tutta Europa, e in Francia in particolare, costando milioni di euro alle compagnie aeree. Tasse ma anche fee aeroportuali, che le compagnie subiscono in quanto ci troviamo “in un panorama monopolistico. Ecco un altro settore dove si deve assolutamente intervenire. Soprattutto ora che è il momento di discutere di questi costi per i prossimi cinque anni” dice Neri, che spiega come “c’è bisogno di un organismo indipendente per i costi aeroportuali. Al momento vi sono due regolatori; l’Enac, per i principali aeroporti di Milano Roma e Venezia, ovvero il 60% traffico, e l’Art per gli altri, e noi non siamo convinti che questa sia una struttura regolatoria corretta”.