Nuova sentenza Uber da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea: la società d’ora in avanti dovrà essere considerata a tutti gli effetti come un servizio di trasporto e non semplicemente come una piattaforma digitale. Dunque, per continuare a operare all’interno dell’Europa, Uber dovrà sottostare alle regole che gli Stati membri impongono ai taxi e ad altre tipologie di trasporto urbano.
La sentenza della Corte di Giustizia fa riferimento a una vicenda cominciata nel 2014, quando un sindacato di tassisti di Barcellona aveva fatto causa al colosso californiano per UberPop: un servizio che prevede che i privati dotati di un auto effettuino corse a un prezzo decisamente più basso rispetto ai taxi “ufficiali” senza, però, alcun controllo.
Sentenza Uber, tempi duri per il colosso americano?
La sentenza è un duro colpo per Uber, anche se la società ha dichiarato che il servizio non cambierà in molti Paesi europei e che proseguirà il dialogo con gli Stati membri dell’UE per diffondere sempre di più la sua app. Ricordiamo che Uber ha avuto vita difficile anche in Italia: per la gioia dei tassisti, lo scorso aprile il Tribunale civile di Roma ha imposto il divieto di utilizzo dell’app Uber Black, una sentenza che è andata ad aggiungersi a quella che nel 2015 ha vietato UberPop (leggi qui com’è andata).
Il general manager di Uber, Carlo Tursi, aveva sottolineato che l’azienda avrebbe fatto appello contro questa decisione, che si basava su una legge vecchia di 25 anni. Lo scorso maggio, poi, il provvedimento è stato revocato, in attuazione della decisione del Parlamento di sospendere sino al 31 dicembre prossimo alcune norme della legge nazionale che disciplina l’attività di taxi e noleggi con conducente.
Infine ricordiamo che Uber, dopo l’abbandono del contestatissimo Travis Kalanick, ha un nuovo Ceo (Per saperne di più leggi qui ).