Il noleggio traina la vendita di auto in Italia e chiede più attenzione dalle istituzioni. Per risolvere la tanto discussa legge 94 del Codice della Strada, riguardante l’intestazione temporanea dei veicoli, il prossimo 28 maggio un’importante udienza sulla sua regolamentazione dopo la sospensione da parte del Tar, e per, finalmente, permettere il noleggio anche di bus e truck, dove in Europa siamo “dietro solo ala Grecia” commenta amaramente Fabrizio Ruggiero presidente di Aniasa nonché Amministratore Delegato e Direttore Generale di Europcar Italia. Che però, bando alle tristezze, ha dei grandi numeri da comunicare con il 14° rapporto dell’associazione che presiede sul settore dell’autonoleggio.
“Abbiamo chiuso il 2014 con un fatturato a più 0,8%, a quota 5,1 miliardi di euro, e unacrescita delle flotte del 3,1%, per 690.000 veicoli, con un boom di immatricolazioni soprattutto a lungo termine, a più 25,4%, che compensa la flessione di quello a breve termine a meno 5,5%, per un totale di 268.930 unità – spiega Ruggiero -, anche se in questi dati bisogna calcolare il sempre maggior impatto del rent to rent”.
Una modalità di acquisizione e di ri-noleggio delle auto che è passato, secondo quanto sottolinea Alfonso Martinez Cordero, vice presidente Aniasa e direttore generale di LeasePlan, “passato da 10 mila autoveicoli nel 2013 ai 14 mila del 2014. In continua crescita”. Continua crescita per il settore anche nel primo trimestre dell’anno, nonché nel mese di aprile; “nei primi tre mesi del 2015 gli indicatori hanno consolidato il segno più: è aumentato in maniera significativa il fatturato, a più 5,3%, è cresciuta del 3,5% la flotta di veicoli a noleggio su strada, e hanno registrato un vero e proprio boom le immatricolazioni di veicoli, con quasi più 18.000 unità, che stanno sostenendo il mercato auto e che ad aprile hanno raggiunto il traguardo del 25% di incidenza sull’intero immatricolato”. Perché, come ha spiegato Pier Luigi Del Viscovo, professore alla Luiss, “in 5 anni c’è stata una perdita di valore di 10 miliardi di euro (da 24 circa a 14 circa, ndr) nel mondo dell’automotive, con una flessione pesante sul parco circolante dei privati, che lo sostituisce ogni anno per il 3% delle unità, contro un sostanziale consolidamento di quello delle auto a noleggio che, inoltre, sostituisce il parco auto al 50%. Perché il noleggio è aciclico”.
“Il parallelo calo delle vendite di auto ai privati – dice Ruggiero – conferma un’ancora complicata uscita dalla crisi dell’economia, ma fornisce indicazioni di un progressivo maggior interesse verso una cultura ‘pay per use’, meno vincolata alla proprietà del bene auto, che ben si coniuga con le nuove tecnologie. Ecco perché per la prima volta abbiamo deciso di dare i numeri del comparto del carsharing e di monitorare sempre più da vicino la smart mobility, per noi un settore chiave, con le nuove forme di mobilità; il car sharing, appunto, ma anche il car pooling o le realtà tipo Uber”. Che, certamente, non fanno impazzire i vertici di Aniasa ma che “sono molto utilizzate dai cittadini” sottolinea Ruggiero. Così come il car sharing, che conta ormai487 mila gli iscritti, di cui 267 mila a Milano, che ha “con lungimiranza aperto il noleggio condiviso ai privati” si sottolinea dal palco, con una flotta arrivata a 3.300 veicoli e ben 5 milioni 280 mila noleggi.
Ma Stefano Gargiulo, vicepresidente Aniasa e General Manager Maggiore Rent, aggiunge anche l’importanza del ruolo del noleggio a breve termine con un fatturato in crescita dell’1,9% , con più noleggi e 6,6 giorni di media noleggio, con un calo, però, del prezzo giornaliero, “e con un trend in continua ascesa delle vendite online e negli aeroporti, più3,5%, e un maggior utilizzo delle auto, al 76%, ma con un calo delle agenzie in città, a meno 26%”.
Insomma un’iniezione di positività in un settore, come quello dell’automotive, e in un’economia, come quella italiana, dove notizie di questo tipo mancano. Positività che “vale” un mercato da 5,2 miliardi per il solo noleggio, con in più la vendita dell’usato, 689 mila veicoli, 21 mila addetti, di cui 7 mila diretti, per un gettito fiscale per lo Stato di oltre 2 miliardi di euro. “In un settore che vede anche affacciarsi i privati, al 2,8% del totale, contro i 7,2% della Pa e il 90% del corporate” chiosa Martínez Cordero.