Ricarica delle auto elettriche: i primi passi concreti

Sono tante le ragioni per cui oggi in tutto il mondo si stanno cercando alternative ai carburanti tradizionali. Nel Vecchio Continente, dove circa il 28% delle emissioni di CO2 è attribuibile ai trasporti,  la Commissione europea  punta ad abbattere entro il 2050 il 60% delle emissioni derivanti dall’intero sistema trasporti (terra, acqua e cielo), cosa che richiede un’evidente trasformazione del sistema stesso, che vedrà il suo fulcro innovativo nella propulsione elettrica destinata ad avere un ruolo fondamentale.  In un futuro più immediato (2020) la proposta direttiva della Commissione sull’efficienza energetica prevede che gli stati membri adottino schemi per il risparmio energetico con un obiettivo di riduzione dei consumi finali dell’1,5% l’anno. Inoltre, ogni stato dovrà adottare entro il giugno 2013 appositi piani nazionali per migliorare le esistenti infrastrutture di distribuzione dell’energia.

Le flotte si adeguano
Anche le car policy aziendali si stanno adeguando di conseguenza e il trend di crescita delle auto verdi è confermato a livello europeo dal Barometro 2011 (Corporate Vehicle Observatory) delle flotte aziendali di Arval. Secondo la ricerca, che ha coinvolto 3.300 aziende di tutte le dimensioni in tutta Europa, il 44% degli intervistati ha flotte costituite da auto a bassissimo consumo, mentre il  22% ne ha pianificato il noleggio e il 91% le ritiene interessanti. Inoltre, il 78% degli intervistati dichiara di disporre nella propria car policy di direttive relative all’impatto ambientale e l’85% si prefigge di ridurre le emissioni della propria flotta. Le previsioni per i prossimi 3 anni indicano un mercato di flotte auto costituite per il 20% di modelli ibridi a benzina, per il 32% di ibridi diesel e per il 13% di auto elettriche.

Il mercato italiano
Anche in Italia il mondo delle flotte sembra seguire il trend europeo. Lo dicono le stime di Aniasa, Associazione nazionale industria dell’ autonoleggio e servizi automobilistici, secondo cui nel 2010 le vetture ad alimentazione alternativa (metano e gas, ibridi ed elettriche) presenti nelle flotte aziendali sono raddoppiate rispetto al 2008, passando dal 2 al 4 per cento.  Obiettivo per il 2020 è raggiungere con le auto ecologiche il 20% del mercato.
L’auto green è dunque guardata con favore, ma qualche problema di assestamento sul mercato riguarda l’auto elettrica che vive un po’ di contraddizioni. Se pure sono in tanti ad apprezzarne i vantaggi e ad aver inserito le elettriche nelle proprie flotte (per esempio Hertz con la gamma Renault,  Arval con Citroën C-Zero, LeasePlan con Nissan Leaf), la quota di mercato rimane bassa.  L’elettrico sarà la spinta propulsiva in un futuro più verde (e lo confermano numerose stime e ricerche che garantiscono uno sviluppo esponenziale di questo mercato  nei prossimi anni), ma è pur sempre vero che attualmente soffre per gli alti costi (di acquisto e conseguentemente di noleggio) e per l’autonomia limitata. A proposito dei costi, essi presto scenderanno, come affermano le principali case automobilistiche (e, anche se così non fosse, è pur sempre un dato di fatto che i costi di gestione di un’elettrica sono di gran lunga  inferiori rispetto al corrispondente modello tradizionale) mentre sul tema annoso dell’autonomia, i duecento chilometri di range massimo di un’auto elettrica basterebbero, se non ai rappresentanti di commercio, a quell’87% di europei che percorre meno di 60 km al giorno.

Le iniziative all’avanguardia
Che l’elettrico sia la scommessa del futuro è dimostrato anche dal progetto Green eMotion lanciato dalla Commissione Europea a marzo di quest’anno,  che coinvolge 42 partner (industria, università, centri di ricerca, municipalizzate: tra le aziende più note Enel, Bmw, Renault e Nissan, ma anche Ibm e Siemens) con lo scopo di mettere a fattor comune le esperienze di mobilità elettrica dei vari Paesi dell’Unione. Ce ne ha parlato Barbara Covili, amministratore delegato di Clickutility, che ha fatto il punto della situazione in diversi stati europei (Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda, Italia) ed extra europei (Cina, Giappone e Stati Uniti) su incentivi, progetti, investimenti nel mercato dell’elettrico. Indovinate un po’ chi è il fanalino di coda?  L’Italia, dove l’unica forma di incentivazione all’elettrico è rappresentato dall’esenzione della tassa annuale di circolazione per un periodo di cinque anni dalla data della prima immatricolazione.  Trascorsi i primi cinque anni i veicoli beneficiano di una riduzione del 75% della tassa applicata ai corrispondenti veicoli a benzina.

Per capire quanto siamo lontani da tanti altri Paesi, basti sapere che in Francia il piano Borloo prevede un investimento di 250 milioni di euro per l’installazione di 75mila colonnine di ricarica sulla rete stradale entro il 2015 e 5mila euro di incentivo all’acquisto di un’auto elettrica fino al 2012. Inoltre, i veicoli che emettono meno CO2 beneficiano di un premio tra i 2mila e i 5mila euro, mentre le ibride ed elettriche sono esenti dalla tassa automobilistica.
In Germania una piattaforma nazionale per la mobilità elettrica comprende un’iniziativa congiunta del governo e delle industrie automobilistiche per lanciare l’auto elettrica con uno stanziamento di 2 miliardi di euro. Inoltre, i veicoli elettrici sono esenti dalla tassa annuale di circolazione per 10 anni e la circolazione delle auto elettriche nelle città sarà privilegiata con parcheggi gratuiti e garanzia del posto auto.
In Gran Bretagna, il governo ha stanziato 230 milioni di sterline per lo sviluppo di un piano elettrico; i veicoli elettrici sono esenti dalla tassa di circolazione, le auto elettriche delle imprese sono detassate e dal 2011 gli acquirenti di auto elettriche e ibride plug-in ricevono uno sconto del 25% sul prezzo di listino fino a un massimo di 5mila sterline. Infine, è prevista la ricarica gratuita delle batterie al prezzo di una quota associativa annua.
In Italia, invece manca un piano di finanziamento all’elettrico, le infrastrutture sono inadeguate (scarsa e disomogenea diffusione dei distributori di rifornimento), praticamente nulli, fino ad oggi, gli incentivi all’uso di vetture elettriche. Per sbloccare l’impasse del Paese, sarebbe utile approvare la proposta di legge 3553, ferma in Parlamento, che prevede una serie di agevolazioni per i mezzi elettrici (5mila euro di incentivi all’acquisto di auto elettriche, finanziamento del 50% dei costi per le colonnine degli enti locali, tariffe energetiche vantaggiose e così via), oppure, come  ha affermato Paolo Ghinolfi di Arval e presidente di Aniasa, intervenuto al summit sulla mobilità green organizzato da Il Sole 24 ore: «dato che nell’elettrico c’è un fortissimo interesse da parte delle imprese private mentre ce n’è poco da parte delle grandi aziende pubbliche che su questo settore potrebbero fare massa d’urto e far decollare il mercato, basterebbe che le amministrazioni pubbliche e le aziende come ad esempio Telecom o Poste Italiane si convertissero all’elettrico e installassero stazioni di ricarica fuori dai loro uffici per avere una rete di distributori capillarmente sparsa in tutta Italia».
I programmi dei fornitori di energia
Se le istituzioni italiane hanno finora latitato (ma sembra che finalmente si siano decise a mettere mano alla materia, come annunciamo in questo stesso numero di MissionFleet, nell’articolo a firma di Marco Di Pietro), le più importanti aziende energetiche del Paese, come Enel, leader nel settore dei sistemi intelligenti di gestione della rete, e A2A, la multi-utility nata a gennaio 2008 dalla fusione tra le aziende energetiche di Milano (AEM) e Brescia (ASM), si danno da fare con progetti che potrebbero ridisegnare il futuro della mobilità italiana.
Enel,  partita per prima nello sviluppo di un progetto pilota, E-mobility Italy, con 100 Smart Electric Drive alimentate da energia verde per altrettanti automobilisti privati e aziende di Roma, Pisa e Milano, attualmente ha avviato con Enel Drive una serie di altri progetti volti a sviluppare una rete di infrastrutture di ricarica “intelligenti” per garantire un servizio capillare e di facile utilizzo per chi guida veicoli elettrici. Per la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica, Enel si è basata sulla tecnologia della propria rete: oltre 32 milioni di contatori elettronici installati nelle case degli italiani. Il sistema di ricarica dei veicoli elettrici annovera due tipologie di stazione di ricarica, “home station” e “public station”. La home station, per la ricarica domestica, è composta da un contatore elettronico da installare in garage che permette di fare il carico di energia a casa propria o in azienda.  La public station, invece, è una colonnina installata in strada, in punti strategici per la mobilità concordati con le amministrazioni locali. Ogni cliente sarà dotato di card personalizzata che permette il riconoscimento dell’utente e garantisce l’attivazione e interruzione della ricarica. Sarà sufficiente accostare la card al display della colonnina per far aprire lo sportellino di accesso alla presa; poi, inserito il connettore e verificate le condizioni di sicurezza, si attiverà automaticamente l’erogazione di corrente. La ricarica è personalizzabile per ogni cliente (a seconda della disponibilità della stazione di ricarica, delle tariffe dei gestori di energia e della modalità di ricarica) e un centro di controllo, infine, consente la supervisione dell’intera infrastruttura e del singolo processo di ricarica, con una verifica costante dei dati dei consumi e dell’importo addebitati in bolletta.

Come confermano in Enel, sono stati anche siglati accordi di sviluppo dell’elettrico con Poste Italiane e Acea e un’intesa con la regione Emilia-Romagna per le città di Bologna, Reggio Emilia e Rimini, nonché accordi di collaborazione con case automobilistiche: oltre che con Daimler Mercedes, con Piaggio, Renault/Nissan  (per lo studio della compatibilità tra le colonnine di ricarica di Enel e i veicoli elettrici Renault e Nissan) e Citroën che prevede un’offerta commerciale all-inclusive dedicata alla Citroën C-Zero con fornitura di energia e di servizi ad hoc, la definizione dei costi di attivazione e la fornitura della mappa dei punti ricarica pubblici esistenti.
Reti intelligenti per la ricarica dei veicoli elettrici sono poi presenti nell’ambito del progetto pilota E-moving voluto da  Renault e A2A  per lo sviluppo della mobilità elettrica a zero emissioni.  Si tratta dell’installazione di un’infrastruttura di circa 270 colonnine di ricarica su suolo pubblico o privato, compresi i domicili o le sedi aziendali dei clienti pilota nella zona tra Milano e Brescia. Le colonnine sono utilizzate dai circa 60 veicoli Renault Z.E. messi a disposizione di società pubbliche, aziende private e persone fisiche partecipanti al progetto. Tra le  new entry del progetto,  Rse (Ricerca per il Sistema Energetico), a cui Renault ha consegnato le Kangoo ZE per sperimentare la mobilità elettrica nelle proprie attività.  Il progetto fungerà anche da test per l’offerta commerciale, basata su un canone di utilizzo dei veicoli in linea con i canoni di leasing di veicoli diesel di medesima dimensione e performance e su un abbonamento di tipo flat, senza limiti di consumo per l’energia elettrica utilizzata dai mezzi.  Secondo A2A, nel caso di un utilizzo di 15mila km all’anno, il costo per l’alimentazione risulterebbe meno di un terzo rispetto a un veicolo a gasolio. Come ha affermato Jacques Bousquet, presidente di Renault Italia «l’obiettivo è di promuovere una mobilità sostenibile per tutti, rendendo l’auto elettrica disponibile e accessibile alla più ampia clientela possibile. Non, quindi, un prodotto di nicchia, ma un prodotto destinato a una larga diffusione sul mercato».
I vantaggi dell’elettrico ci sono e sono evidenti per il privato come per la flotta aziendaleemissioni zerocost saving nella gestione dell’autorisparmio energetico, mobilità facilitata nei centri urbani (accesso a corsie riservate, parcheggio ovunque). Ma attualmente rimangono anche i temi della difficoltà di ricarica, infrastrutture inadeguate e disomogenee, alti costi d’acquisto, mancanza di incentivi statali. L’elettrico è la nuova frontiera, un territorio d’esplorazione per pionieri, dove l’investimento darà sicuramente un buon ritorno, ma al momento non è dato di sapere se a breve, medio o lungo termine.
Colonnine di ricarica: dove sono?
Per quanto riguarda la ricarica delle auto elettriche, sono previste reti infrastrutturali che, partendo da alcune città pilota, dovrebbero poi diffondersi in tutta Italia.
Per quanto riguarda i tempi di ricarica, ad oggi la ricarica standard si attesta sulle 6-8 ore con allacciamento a 220 Volt, mentre il futuro prevede una ricarica completa in un’ora (così garantiscono le Watt Station di General Electric presentate anche in Italia) o addirittura in 20-30 minuti (colonnine A2A) sfruttando la rete industriale trifase a 380 Volt (ma qui bisogna attendere la definizione dello standard europeo di presa elettrica polivalente).
Per sapere dove si trovano attualmente le colonnine elettriche in Italia esiste il sito www.colonnineelettriche.it   che recensisce 174 colonnine di ricarica per auto in 10 province italiane. Come spesso accade, però, non sempre le cose stanno esattamente come scritto. Dunque, alcune colonnine sono lontane dal punto indicato dal sito, altre non sono funzionanti, altre attive ma inutilizzabili.

 

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