Che cosa chiedono le aziende ai noleggiatori?

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Un fleet manager sempre più attento alle proprie scelte, orientato a ottimizzare i costi e sensibile all’ambiente. È il profilo che emerge dall’indagine condotta da Mission Fleet tra i responsabili delle principali realtà di noleggio a lungo termine. La tendenza sembra interessare la flotta nel suo complesso indipendentemente dall’utilizzo delle vetture, siano esse un fringe benefit oppure solo operative.
Per quanto riguarda la scelta delle vetture come fringe benefit, fino a un paio di anni fa la car policy della maggior parte delle aziende lasciava al manager la libertà di optare per il modello desiderato nell’ambito di una determinata fascia di prezzo. A questa tendenza se ne è recentemente affiancata un’altra, ossia il rispetto per l’ambiente: molte società, sollecitate dai provvedimenti governativi internazionali, accordano la preferenza a vetture “verdi”.
La situazione, però, sta cambiando. Il difficile momento economico spinge i fleet manager a un’approfondita analisi dei costi di gestione. Commenta a questo proposito Fabrizio Ruggiero, direttore generale di Leasys e responsabile long term rental FGA Capital: «Mentre da una parte si è mantenuta la sensibilità all’ecologia, dall’altra si è progressivamente fatta strada una maggior attenzione all’efficienza del costo. Ad esempio, se stimiamo che prima le vetture per i funzionari venivano collocate nella fascia tra i 18 e i 28.000 euro, oggi questa fascia si è ristretta tra i 18 e i 23.000 mila euro, quindi il fleet manager ha lavorato per rendere più efficiente la griglia nell’ambito della quale l’utilizzatore può scegliere. Per quanto riguarda le vetture operative, invece, si tende oggi ad analizzare un po’ più da vicino fattori quali la durata e il chilometraggio delle singole vetture anche nel caso di flotte numerose. Si punta così a customizzare ogni ordine nell’ottica, ovviamente, di risparmiare».
Secondo Gavin Eagle, direttore commerciale di LeasePlan, «tutte le aziende hanno cercato di rispondere alla crisi con una decisiva riduzione dei costi, per risparmiare soprattutto sulle attività aziendali non considerate core business, senza però rinunciare alla soddisfazione dei propri driver. Questo, in termini di domanda e offerta, si è tradotto nella richiesta di una vera e propria attività consulenziale ad ampio raggio sull’ottimizzazione del total cost of ownership».
L’orientamento al saving rappresenta una evidente tendenza in atto anche per Massimiliano Nunziata, amministratore delegato di GE Capital Solutions. «Spesso coloro che gestiscono le flotte richiedono un supporto per individuare le aree di risparmio e ottimizzare la gestione del parco auto. Il principale motivo sta nella scarsa disponibilità di tempo del manager,  che solitamente ricopre più funzioni e non possiede gli strumenti adatti a monitorare la flotta e valutarne i costi».
Secondo Marco Lischetti, direttore commerciale Arval, «l’evoluzione tecnologica introdotta dai costruttori nei nuovi modelli è stata negli anni una variabile che ha influito molto nelle decisioni dei fleet manager ma, soprattutto nell’ultimo biennio, il criterio principe che ha guidato le scelte dei responsabili di parco è stata la ‘governance’ dei costi. La necessità di far fronte alla difficile situazione economica mondiale ha imposto un ripensamento di molti processi/attività aziendali inclusi la gestione della mobilità (che rappresenta mediamente il terzo elemento di costo dopo i costi del personale e dell’immobiliare) in un’ottica di total cost of ownership. Secondo i dati del Barometro dei veicoli aziendali, la ricerca annuale del Corporate Vehicle Observatory Arval, tra le principali misure che i decision maker intendono intraprendere per far fronte alla crisi sono annoverate la riduzione del consumo di carburante, della dimensione del motore e della categoria del veicolo».
«Soprattutto negli ultimi due anni – sottolinea Antonio Colitti, direttore commerciale corporate di Ald Automotive – il cliente, a fronte di una vera e propria analisi economica delle spese, ha scelto da un lato di estendere i contratti per distribuire i costi su un arco temporale più lungo, dall’altro si è orientato sulla richiesta di auto che avessero un minor costo, sia in termini di prezzo di listino che in termini manutentivi, ma anche con i minori consumi e emissioni, mostrandosi al contempo maggiormente sensibile in termini di eco mobilità».
La tendenza all’ecologia viene messa in evidenza da Andrea Compiani, direttore commerciale di Car Server: «Gli attuali criteri di scelta mostrano un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente. Viene richiesto in quasi tutti i casi l’inserimento del filtro anti particolato, ove non previsto. La domanda di alimentazioni alternative è cresciuta ma non così significativamente, almeno per quanto riguarda le vetture assegnate».

Pensieri al top
È interessante in proposito cercare di capire se la nuova situazione ha coinvolto le realtà imprenditoriali indipendentemente dalla loro dimensione e se l’approccio alla scelta della vettura differisce a seconda che si tratti di piccola, media o grande azienda.
«L’approccio è decisamente diverso, sostiene Gavin Eagle di LeasePlan, e per questo disponiamo internamente di due strutture dedicate a soddisfare le esigenze dei diversi target. Per il segmento delle piccole e medie aziende abbiamo potenziato la divisione commerciale interna, puntando sulla velocità delle risposte e facilitando il contatto telefonico e via web. Alle grandi multinazionali occorre invece fornire il massimo supporto consulenziale per aiutarle a ridurre i costi di gestione della flotta».
Massimiliano Nunziata, di GE Capital Solutions, dichiara:  «oggi la nostra strategia si focalizza verso le aziende di grandi dimensioni, anche con parchi auto distribuiti sul territorio di diversi Paesi europei. L’offerta di soluzioni online costituisce la risposta ai bisogni di gestione delle flotte real-time. Il prossimo anno punteremo sul potenziamento dell’offerta di servizi che aiutino il fleet manager a migliorare l’efficienza della flotta nel minor tempo possibile».
Sottolinea Marco Lischetti di Arval: «L’approccio differisce in primis per l’uso del mezzo auto, strumento di lavoro in ogni caso, ma con esigenze di utilizzo, risorse, aspettative naturalmente diverse. In Arval abbiamo strutturato la rete commerciale in quattro principali segmenti: National corporate (per aziende con un parco auto compreso fra le 6 e le 300 unità), Large international corporate (per aziende internazionali o con parco auto superiore alle 300 unità), Enti pubblici (per l’offerta di noleggio a lungo termine ad enti e amministrazioni pubbliche), Arval Direct per clienti small business».
Secondo Fabrizio Ruggiero di Leasys «la piccola-media azienda ha un approccio molto più legato al territorio. Il piccolo imprenditore, ad esempio, passa dal leasing al noleggio, ma è restio a cambiare le sue abitudini in fatto di officina. L’azienda di noleggio è invece strutturata per garantire il suo servizio ovunque, con un livello di qualità standard e costante nel tempo. Scatta quindi la necessità di far percepire al piccolo imprenditore quel livello di servizio come qualcosa di molto vicino a ciò che aveva prima. Inoltre, mentre la grande azienda sceglie in base a una politica stabilita, il piccolo imprenditore, soprattutto se sceglie per sé, punta a un preciso modello con determinati accessori».
Questo aspetto è evidenziato anche da Andrea Compiani di Car Server. Stando alla sua esperienza, infatti, «l’approccio alla scelta cambia per quanto riguarda la richiesta di personalizzazione dei servizi che è più marcata nella piccola e media impresa».
Nella strategia di Ald Automotive, sottolinea Antonio Colitti, «accanto alla formulazione di prodotti ad hoc per le differenti tipologie di clientela, la scelta del canale distributivo che rispecchi i requisiti di capillarità, presenza sul territorio e professionalità rappresenta il fattore critico di successo. Il nostro approccio ci vede e ci vedrà sempre più orientati a una modularità studiata per rispondere a logiche di risparmio e di servizio mirato. Soprattutto per soddisfare questa seconda esigenza, la nostra strategia commerciale negli ultimi 5 anni ha portato a riorganizzare le modalità e i canali distributivi prevedendo, accanto ad una divisione corporate, una divisione retail».

Qualche rischio in più
Anche la richiesta di servizi ha mostrato negli ultimi anni alcuni segnali di cambiamento. Dice a questo proposito Fabrizio Ruggiero di Leasys: «Al primo posto troviamo tutto il pacchetto assicurativo, insieme ai servizi di manutenzione ordinaria/straordinaria, vettura sostitutiva, pneumatici. In questo momento stiamo assistendo alla richiesta di un noleggio un po’ più ‘light’ dal punto di vista dei costi. L’azienda che prima tendeva a prendere ‘full’, per non pensare poi a nulla, ora si sta spostando verso un prodotto un po’ più leggero in fatto dl canone. Si cerca di risparmiare prendendosi qualche rischio in più».
Andrea Compiani di Car Server rivela che nella scala di priorità di richiesta dei servizi vi sono ai primi posti il veicolo sostitutivo, il cambio pneumatici termici, la gestione personalizzata delle contravvenzioni, oltre a tutti i servizi che caratterizzano la proposta di noleggio a lungo termine come rca, kasco e furto/incendio.
«Tra i servizi a valore aggiunto di cui disponiamo, sottolinea Gavin Eagle di LeasePlan, il più richiesto è il full outsourcing, che mette a disposizione del cliente un professionista dedicato, suo unico referente, che cura la gestione diretta del suo parco auto e definisce le migliori soluzioni attraverso lo studio dei processi operativi interni e l’analisi delle esigenze specifiche».
Antonio Colitti di Ald Automotive evidenzia come «il prodotto di noleggio a lungo termine è normalmente concepito come un omnicomprensivo, o comunque completo per quel che attiene la messa su strada, il bollo, l’assicurazione e la manutenzione ordinaria. A questi, in base alle esigenze dei clienti, normalmente possono aggiungersi la fuel card, l’auto sostitutiva, gli pneumatici invernali e la manutenzione straordinaria».
Ge Capital Solutions ha studiato in questo contesto dei pacchetti dedicati: «I fleet manager sempre più spesso ci chiedono consulenza per ottimizzare le spese complessive legate al parco auto – dichiara Massimiliano Nunziata – Noi rispondiamo con Key Solutions, un sistema di consulenza che, grazie al supporto di un team di esperti, consente un risparmio dei costi di gestione superiore al 15%, riducendo nello stesso tempo i consumi energetici e le connesse emissioni inquinanti».
Il prodotto di noleggio a lungo termine, per Marco Lischetti di Arval, si caratterizza per una forte incidenza dei servizi sottoscritti dal cliente nei diversi segmenti aziendali, primi fra tutti il servizio assicurativo, l’assistenza, la manutenzione, il servizio di cambio pneumatici. «Ciò è un chiaro indice del fatto che le aziende che scelgono il noleggio a lungo termine, hanno ben compreso e familiarizzato con i vantaggi di delegare al 100% la gestione della flotta a uno specialista liberando risorse da investire sul proprio core business. Ciò emerge anche dai dati del Barometro 2009, che evidenzia una grande crescita dei servizi legati allagestionedel veicolo, piuttosto che al veicolo stesso».

Sicurezza innanzitutto
In fatto di richiesta di accessori, è la sicurezza a farla da padrona. «La difficile situazione economica ha portato a un fortissimo ridimensionamento degli optional –  commenta Fabrizio Ruggiero di Leasys -. Mentre prima veniva data una dotazione di base, lasciando poi all’utilizzatore la scelta di una gamma di accessori supplementari nell’ambito di una fascia di prezzo, oggi si tende a mantenere i dispositivi di sicurezza, mentre si punta a limitare la scelta di accessori puramente estetici».
«Dispositivi che qualche anno fa erano considerati optional, per esempio il climatizzatore, sono ormai diventati di serie in quasi tutte le tipologie/fasce di auto riducendo in generale la richiesta di optional sui nuovi veicoli –  afferma Marco Lischetti di Arval.Lo stesso vale per i principali dispositivi di sicurezza».
Secondo Andrea Compiani di Car Server, «gli optional più richiesti sono navigatore, cambio automatico, vivavoce, sensori parcheggio. La domanda negli ultimi anni è cresciuta così come anche l’interesse per i dispositivi di sicurezza».
«Sicuramente il ruolo da protagonista lo riveste la vernice metallizzata e a seguire il navigatore satellitare e i sensori per il parcheggio –  dichiara Gavin Eagle di LeasePlan, ma assolutamente in crescita il trend degli optional di sicurezza, che ormai potrebbero essere annoverati tra gli optional di serie. Molto richiesti anche i fendinebbia e nell’ultimo anno il bluetooth».
Antonio Colitti di Ald Automotive afferma che «per quanto concerne le auto destinate ai dirigenti, gli optional più richiesti sono il cambio automatico e il navigatore, mentre, per le auto operative prevalgono le richieste delle back bocks che, in un’ottica di efficienza e cost saving, tendono a una ottimizzazione della flotta. Per le auto di fascia alta, la richiesta di optional che arricchiscano l’auto è piuttosto in crescita (doppio airbag, antislittamento, controllo della stabilità), mentre per la fascia più bassa normalmente si tende a lasciare le auto nella loro versione base».
 
Un po’ più piccola
Secondo quanto dichiarato dalla maggior parte degli intervistati, fra i criteri adottati nella scelta dell’auto sembra rivestire un ruolo sempre più determinante la dimensione del motore e la categoria del veicolo. Nel corso del 2008 e ancor più nel 2009 le scelte hanno evidenziato una tendenza al ridimensionamento delle motorizzazioni, soprattutto nei casi di cilindrate molto elevate, per ragioni di efficienza e di emissioni di CO2.
Una recente ricerca condotta da Ge Capital Solutions sui parchi auto dei clienti a livello europeo, mostra che il 60% delle policy aziendali esclude i Suv, il 76% i modelli cabriolet e il 59% le coupè.
Il Barometro 2009 di Arval mette in luce che in questo momento di crisi alcune aziende sono portate a rimandare la stipula di nuovi contratti (maggiore durata contrattuale con prolungamenti che vanno dai 6 ai 12 mesi), altre a spostarsi su veicoli di minor cilindrata e dimensioni. I dati registrati all’interno di Arval vedono nel corso del 2009 un elevato tasso di riadeguamenti e prolungamenti effettuati (+93,5%), mentre non evidenziano fenomeni di downsizing rilevanti, anche se i nuovi motori introdotti nella revisione delle car policy, grazie anche alle evoluzioni tecnologiche dei costruttori, consumano effettivamente meno e contribuiscono conseguentemente ad abbassare il total cost of ownership.

 

 

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