Da alcuni anni, molte organizzazioni aziendali utilizzano in maniera sistematica i corsi di guida sicura. In questa definizione abbastanza generale sono compresi approcci e metodologie differenti, che vanno dalla guida difensiva, a quella attiva, a quella sportiva. Tra le finalità alle quali questi corsi rispondono la più importante di tutte è garantire alle aziende che il proprio personale che utilizza frequentemente l’auto per lavoro sia consapevole dei limiti umani (e in particolare dei propri) nelle situazioni più difficili o estreme. Da tempo si sa che, purtroppo, aver conseguito la patente di guida non significa sempre saper guidare in modo appropriato, risultato che si ottiene non solo con anni di esperienza, ma imparando a gestire in maniera corretta i momenti critici sotto la guida di un istruttore esperto (un pilota professionista). In questo modo il driver impara a prevenire manovre errate dettate dall’istinto e a conoscere il funzionamento corretto dei sistemi di sicurezza, acquisendo sensibilità e controllo attraverso esercizi teorici e pratici. Chiunque abbia partecipato almeno una volta a uno di questi corsi sa per esperienza che, dopo aver appreso i consigli e messo in pratica i suggerimenti acquisiti, non si guida più nello stesso modo e, anche a distanza di molto tempo, alcune tecniche apprese durante il corso vengono a radicarsi nello stile di guida del driver (a partire dalla posizione del sedile e dall’impugnatura corretta del volante, che molti guidatori non conoscono).
Aggiornare lo stile di guida per ridurre le emissioni
Questi corsi dimostrano clamorosamente come vi sia una profonda discrepanza tra ciò che il driver dovrebbe sapere (per il solo fatto di avere conseguito la patente) e ciò che sa veramente. Se non ci credete, provate a rispondere alle domande contenute nei questionari che sono proposti dalle scuole per testare driver. Ad esempio avete un’idea di quanti metri vengono percorsi dalla vettura in un secondo alla velocità di 130 km/h? E senza usare la calcolatrice… in auto non ne avreste il tempo! Oppure quanti metri occorrono per fermarsi sull’asciutto a 100 km/h? Se volete cimentarvi con altre domande e saggiare la vostra conoscenza, potete andare al sito della scuola dell’Aci di Vallelunga (www.vallelunga.it) dove troverete un divertente video quiz interattivo: se non riuscite a rispondere correttamente a tutte le domande, l’ipotesi di iscrivervi a uno di questi corsi va presa sicuramente in considerazione. La necessità di aggiornare il proprio bagaglio teorico e di metterlo in pratica, modificando lo stile di guida, si sta cominciando ad affacciare all’interno del tema della flotta “verde”. Molti dei progetti di “green fleet” si basano sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2, attraverso l’adozione di modelli di auto meno inquinanti: riduzione delle cilindrate, alimentazioni alternative, valutazione di progetti di riduzioni della CO2 totale emessa dalla flotta. Ma questo non è sufficiente ad assicurare la reale diminuzione delle emissioni: infatti, quando si parla di emissioni di CO2 di un veicolo ci si riferisce alla misura teorica calcolata dal costruttore, che può variare anche notevolmente nella realtà, a seconda dello stile di guida, esattamente come il consumo di carburante.
Allora sarà necessario da un lato misurare in termini precisi l’emissione puntuale dei veicoli della flotta, tramite un accurato sistema di reporting dei consumi o l’installazione di dispositivi concepiti per questo scopo, dall’altro abituare gli utilizzatori a praticare un comportamento coerente con gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Ed è proprio su questo secondo aspetto che intervengono i corsi di guida ecologica che alcune scuole hanno cominciato a inserire nei loro programmi, dimostrando sensibilità verso i temi d’impatto ambientale e, più in generale, verso una concezione della cultura di guida caratterizzata da un driver non solo appassionato, ma anche consapevole e rispettoso.
Gli obiettivi dei corsi e le principali scuole
Tra le principali scuole italiane, il Centro Internazionale Guida Sicura (www.guidasicura.it) propone un corso di guida ecologica sviluppato su obiettivi corerenti con i concetti fin qui espressi, ovvero l’utilizzo più efficiente della vettura attraverso il miglioramento della capacità di guida dei partecipanti, la riduzione significativa del consumo di carburante come conseguenza di corrette tecniche di guida, la riduzione dell’usura complessiva del parco auto, con conseguenze positive in termini di Tco, cioè di costo totale della flotta. La metodologia sviluppata prevede l’utilizzo di moderne tecnologie di simulazione in un contesto di guida realistico.
La società Muoversi, nata alcuni anni fa per affrontare i temi della mobilità sostenibile, rende disponibili alcune lezioni “Eco-Drive” online, ovvero una serie di filmati accessibili su YouTube (reperibili all’indirizzo www.muoversi.net/youtube) propedeutici al tema del risparmio energetico e di costo nell’uso dell’automobile. Muoversi sostiene i corsi di guida ecocompatibile attraverso la partnership con Quality Alliance Eco-Drive (Qaed), organizzazione svizzera che nasce da un’alleanza tra associazioni del traffico, scuole, enti federali e organizzazioni private e che ha sviluppato una tecnica per guidare non solo in maniera più sicura e rispettosa, ma anche più rilassata e veloce, contrariamente a un pregiudizio molto diffuso e sbagliato che identifica la guida ecologica con la guida più lenta (www.ecodrive.ch).
In effetti guidare in sicurezza e rispettando l’ambiente non significa ridurre drasticamente la velocità, ma solo l’aggressività e il nervosismo, che vengono rimpiazzati da concentrazione, attenzione, rispetto. Temi che vengono sottolineati anche da Driving Camp (www.drivingcamp.it), che sotto la bandiera della “cultura di guida” introduce dei ragionamenti attorno all’auto veramente indispensabili per la guida di tutti i giorni, nonché lezioni di guida ecologica in un corso dedicato specificamente alle flotte aziendali.
Gli argomenti tipici di un corso di guida ecologica si focalizzano non solo sulle tecniche di guida, ma dedicano anche molta attenzione a elementi strutturali e manutentivi fondamentali per ottenere i risparmi desiderati in termini di consumi: avviamento del motore e code ai semafori e in autostrada, gestione delle marce e della velocità, uso del condizionatore, gestione dei carichi aggiuntivi, controllo periodico dei pneumatici.
Ecocompatibilità e risparmi, ma non solo
Quanto è possibile risparmiare adottando i suggerimenti pratici e le tecniche di guida apprese durante un corso di guida ecologica? Tutte le società che organizzano questi corsi sono pressoché concordi nell’identificare un risparmio di carburante fino al 15%, ovvero 700 euro all’anno per vettura (su un chilometraggio di 50.000 chilometri). Diverse scuole pongono l’accento sul ritorno dell’investimento per l’azienda, sia in termini economici che motivazionali e di sicurezza, argomento che viene sottolineato anche dalla Master Driving School (www.masterdriving.it): i notevoli progressi compiuti dalle automobili in termini di sicurezza attiva non sono sufficienti a garantire un adeguato livello di sicurezza, se non vengono utilizzati da driver che ne conoscano sufficientemente i limiti e le caratteristiche di funzionamento.
I costruttori stessi, d’altro canto, ci tengono a dimostrare e illustrare i risultati raggiunti dalle vetture in termini di sicurezza e, quindi, a loro volta organizzano corsi di guida, direttamente o in partnership con le scuole.
Nel valutare l’iscrizione dei propri driver a un corso di guida ecologica, l’azienda dovrebbe considerare diversi fattori, oltre alla riduzione della CO2 prodotta: infatti, al raggiungimento di questo obiettivo, già di per sè importantissimo, si aggiungono anche considerazioni di tipo economico che possono generare un ritorno per l’azienda così importante da essere ben superiore al costo del corso. A questo proposito, è indispensabile sottolineare che il risparmio di carburante può raggiungere il 15% e anche ipotizzando una percentuale inferiore, il risparmio sarebbe comunque notevole in termini assoluti, dato che la spesa per carburante è una delle voci più importanti all’interno del costo medio per auto: pensate come sia difficile raggiungere certi livelli di saving sulle altre componenti del costo totale della flotta. Una conseguenza utilissima per le aziende è l’attivazione di un’importante leva motivazionale nei confronti dei driver, che solitamente manifestano un notevole gradimento verso tutte le inziative che li coinvolgono nella guida di nuovi modelli di auto in contesti particolari e percepiscono come un benefit questo genere d’iniziative, sottolineate dal conferimento di diplomi di partecipazione e di brevetti di guida. Infine, l’integrazione nella politica di Csr dell’azienda, attraverso non sono la pubblicizzazione, ma anche la messa in pratica di meccanismi organizzativi conformi ai valori ecologici completa un interessante un mix di ritorno economico, valori e immagine che, se ben calibrati, può aumentare notevolmente il Roi per l’azienda, derivante dalla partecipazione a questo tipo di iniziative.
Testo di Carlo Leone, MissionFleet n. 5, ottobre 2009