La crisi del mercato dell’auto ha avuto pesanti ripercussioni anche sul comparto dell’usato. A subire forti tensioni, oltre al settore delle vendite che ha risentito di una forte flessione del numero dei passaggi di proprietà (in media del 13% nei primi sette mesi del 2009), è stato il sistema delle quotazioni, che hanno iniziato a scendere di valore in modo molto accentuato, soprattutto per i segmenti di mercato medi e alti. Questo vero e proprio crollo delle valutazioni di mercato ha innescato una spirale negativa anche nel comparto del noleggio a lungo termine, dove le quotazioni dei canoni sono fortemente influenzate dai valori residui previsionali. In sostanza le società di noleggio calcolano i canoni di rent sulla base del “consumo”dell’auto nel periodo di locazione, cioè una sorta di pay for use, cui aggiungono poi la componente del valore dei servizi. Prevedere con esattezza il valore residuo di un’auto dopo tre o quattro anni di utilizzo significa quindi posizionare correttamente una vettura sul mercato delle flotte e ottenere la giusta marginalità di profitto. Se però la previsione si rivela errata, perché il valore reale a fine locazione è nettamente più basso di quanto ipotizzato, per la società di noleggio significa concludere il contratto di noleggio rimettendoci dei soldi.
È esattamente quello che è accaduto tra la fine del 2008 e i primi sei mesi del 2009: l’accentuata flessione dei valori residui ha determinato un crollo delle marginalità dei noleggiatori. Fenomeno che, unito alla minore disponibilità di denaro sul mercato (dovuta alla stretta creditizia), ha innescato la crisi del mercato del noleggio. Cui i noleggiatori hanno tentato di dare una risposta riducendo i volumi di vendita, selezionando la clientela sulla base di un maggiore rigore nella valutazione della solvibilità e alzando i canoni (a compensazione del calo dei valori residui).
Le ragioni della crisi dell’usato
Ma quali sono stati i motivi che hanno portato al crollo del mercato dell’usato e al conseguente calo delle quotazioni? In quale misura la flessione delle valutazioni ha interessato il comparto dell’auto aziendale? Quali sono stati i segmenti di mercato e i modelli che hanno maggiormente risentito della discesa dei valori di mercato? Ecco le risposte a queste domande, sulla base dell’analisi che abbiamo condotto con il supporto degli esperti della Sanguinetti Editore Indagini di Mercato, la società specializzata che produce le quotazioni Eurotax.
La crisi del mercato dell’usato è stata innescata dalla flessione della domanda e dalla reazione dei costruttori, che hanno concentrato la propria azione nel tentativo di risollevare il mercato del nuovo, trascurando il comparto dell’usato, e tralasciando ogni sostegno economico a questo settore.
Un altro aspetto che ha contribuito a mandare in crisi l’usato è il vigoroso sostegno del Governo al mercato del nuovo, mediante l’erogazione di notevoli contributi economici all’acquisto, ottenibili sia attraverso la rottamazione dell’usato con più di dieci anni di vita sia attraverso l’acquisto di vetture dotate di alimentazione alternativa. Complessivamente gli incentivi statali possono arrivare a cifre fino a 5.000 euro, cui si aggiungono gli sconti praticati da Case e concessionari. In alcuni casi, quindi, le decurtazioni dei prezzi di listino possono raggiungere cifre percentuali di oltre il 40%, specialmente per i modelli dei segmenti bassi (citycar e utilitarie). Chiariamo il concetto con un esempio: se un’auto nuova, che ha un prezzo di listino di 10.000 euro, viene venduta, sfruttando tutti gli incentivi possibili, a 6.000 euro, quanto vale la stessa auto con sei mesi di vita e 10.000 km di percorrenza all’attivo? Sicuramente meno di 6.000 euro, cioè del prezzo reale da nuova. E al compimento dei 12 mesi dall’immatricolazione subirà un ulteriore deprezzamento, che si tradurrà in una flessione della quotazione anche nei periodi successivi, determinando, di fatto, un calo generalizzato a cascata di tutto il mercato dell’usato.
Questo fenomeno, oltre a decretare la quasi totale scomparsa delle km zero, ha innescato pesanti ripercussioni sull’usato fresco che si è tradotto in un’accentuata flessione dell’usato dagli uno ai tre/quattro anni di vita, ovvero proprio il comparto delle automobili ex-noleggio. Sono dunque le vetture recenti ad avere subito le maggiori flessioni nelle quotazioni, ma anche i segmenti superiori non sono indenni dal crollo delle valutazioni. Anche perché già da qualche anno erano sottoposti a croniche difficoltà commerciali, che avevano determinato una svalutazione più accentuata rispetto al passato.
Norme antinquinamento e auto ibride/gas
Un terzo fenomeno ha determinato un ulteriore grado di svalutazione: il sempre più rapido succedersi delle normative antinquinamento: l’entrata in vigore della normativa Euro 5 (che è prevista per il gennaio 2011, ma per i modelli di nuova omologazione è già operativa da settembre 2009), sta immettendo sul mercato un buon numero di automobili che già rispondono a questa normativa.
Addirittura esistono modelli tedeschi (Bmw, Mercedes e Volkswagen) che rispettano persino la successiva normativa Euro 6 (in vigore da 2014). Il succedersi delle normative di rispetto ambientale ha accentuato la svalutazione delle vetture che rispondono ai capitolati precedenti. In particolare per le Euro 3 e, nell’ambito delle diesel, delle Euro 4 non dotate di filtri anti-particolato.
Infine anche il cambio di preferenze sulla tipologia di alimentazione degli automobilisti italiani sta innescando un’ulteriore flessione delle quotazioni delle auto che funzionano a gasolio, tipologia di carburante che ha vissuto il periodo d’oro fino allo scorso anno, ma che oggi, complice il forte aumento dei prezzi alla pompa, viene progressivamente abbandonato in favore dell’alimentazione a gas (gpl e metano) che, come abbiamo accennato in precedenza, sono supportati dagli incentivi statali (che però non sono estesi al comparto del noleggio). Nei primi sette mesi del 2009 le auto a gas sono arrivate a sfiorare quota 25% del complesso delle immatricolazioni: significa che quasi un’auto nuova su quattro è a gas. La tendenza è destinata a consolidarsi nei prossimi mesi, soprattutto se verranno risolte le problematiche relative ai tempi di consegna, che oggi sono critici per cronica mancanza di prodotto. È però facile ipotizzare che entro fine anno le auto a gas raggiungeranno il 30% del mercato.
Quanto sono scesi i valori
Possiamo suddividere il mercato in quattro macro-aree, che hanno fatto registrare alcune differenze di comportamento nella svalutazione: la prima riguarda i segmenti bassi del mercato (A-BC): le citycar, le utilitarie e le medio-piccole hanno subito una svalutazione molto accentuata (nell’ordine del 10-15%) nei primi tre anni di vita; nei periodi successivi la tendenza della curva di svalutazione è all’appiattimento, cioè tende a rientrare su valori più normali nel lungo periodo.
La seconda comprende le vetture dei segmenti più alti (D-E-F e le sportive), il cui calo delle quotazioni
è ancora più forte (e cresce in base alla dimensione dell’auto: più è grande, più si svaluta), è nell’ordine del 15-20% e si mantiene stabile in tutti i periodi (da uno a sei anni di vita). La terza macro-area riguarda le motorizzazioni diesel in generale, la cui flessione è per tutte indistintamente più alta del 5%, con valori che possono raggiungere il 10% per tutti i periodi per le auto a gasolio senza filtro antiparticolato. La quarta macro-area riguarda i suv e le fuoristrada, che risentono negativamente delle scarsa propensione alla riduzione delle emissioni (in genere questi veicoli sono ingombranti, pesanti e consumano parecchio, quindi dichiarano valori di emissioni di Co2 piuttosto elevati). La scarsa attenzione alle tematiche del rispetto per l’ambiente sta determinando una progressiva accentuazione della svalutazione che, per i modelli più grandi, si traduce in un calo delle quotazioni che, in valore assoluto, è stato nei primi sei mesi dell’anno, persino di
1000-2000 euro/mese (Porsche Cayenne, Land Rover Range Rover, Bmw X5, Audi Q7 eccetera).
In flessione anche la domanda per questa tipologia di vetture, che fino allo scorso anno erano in cima alla shopping list degli acquirenti dell’usato.
Cosa ci aspetta nel futuro
In un’epoca in cui vengono stravolte tutte le certezze del mercato dell’auto, non è facile prevedere ciò che ci riserva il mercato prossimo venturo. Ma alcune utili indicazioni si possono comunque dare: la svalutazione delle automobili è destinata a basarsi soprattutto sul fattore del rispetto per l’ambiente: ovvero le vetture meno inquinanti, oppure quelle dotate di alimentazione alternativa, si comporteranno meglio rispetto a quelle che funzionano con carburanti più tradizionali. Siamo alla vigilia di un cambiamento epocale: a partire dal 2010 si ingrosserà la pattuglia di auto ibride nel listino del nuovo, così come aumenterà a dismisura la famiglia delle auto a gas (che già nell’ultimo anno è cresciuta da circa 100 modelli/ versioni a più di 300). Debutteranno, sempre l’anno prossimo, le prime full-hybrid, che rappresenteranno la soluzione tecnologica migliore in termini di mobilità, soprattutto in ambito urbano. Si accentuerà la forbice che già differenzia la svalutazione per cilindrata: le cubature più piccole saranno avvantaggiate rispetto a quelle più grandi. E i motori sottoposti a downsizing, le cui performance in termini di consumi ed emissioni saranno esaltate dall’utilizzo di nuove tecnologie, dell’iniezione diretta di benzina e della sovralimentazione, saranno quelli che spunteranno le quotazioni dell’usato più alte.