La notizia del momento viene dagli Stati Uniti: “è tempo per l’America di condurre la lotta ai cambiamenti climatici”, secondo il presidente Obama che, in contrasto con la precedente amministrazione, intende non solo consentire ai singoli stati di limitare le emissioni delle auto, tra le principali responsabili dell’effetto serra, ma imporre più rigidi parametri di efficienza energetica. A questo proposito ha chiesto all’Epa, l’Agenzia per la Protezione Ambientale, di riesaminare le richieste della California e di altri 12 stati in fatto di limiti alle emissioni di biossido di carbonio. Se questo sia il preludio o meno a una nuova era “ecologica” che vedrà la nazione più potente del mondo nel rolo di leader, ancora non è possibile dirlo. Certamente, però, si tratta di un segnale importantissimo, che segue di poco la recente direttiva dell’UE in tema di riduzioni inquinanti e che s’inserisce in un più generale movimento di pensiero ormai consolidato. Infatti, in poco meno di un anno, la crescita della sensibilità “verde” è stata esponenziale ed è testimoniata, oltre che da queste fondamentali iniziative politiche e governative, da un contesto culturale nel quale i valori dell’ecologia e della riduzione delle emissioni stanno a poco a poco sostituendo vecchi simboli di status, fondati sull’opulenza e sul consumo.
Ridurre dimensioni e consumi
Insomma, l’idea di un “downsizing” generale si sta facendo strada nei comportamenti e nelle aspettative sia degli individui sia delle aziende, anche a seguito della grave recessione economica che ha messo in crisi un certo modo di condurre gli affari (basato sul profitto sfrenato e sulla speculazione) e mette sempre più “alla berlina” uno stile di vita ormai non più compatibile con la sostenibilità economica e ambientale e con i nuovi alori che si affermeranno. L’idea che l’uscita dalla crisi passi dall’ecologia sta accelerando notevolmente questo processo: negli USA, Barack Obama ha chiaramente fatto intendere che i car manufacturers dovranno impegnarsi a fondo nelle riduzione dell’inquinamento, se vorranno ottenere i finanziamenti ecessari per superare la grave crisi. In particolare, le case automobilistiche dovranno rimuovere la loro pposizione all’obiettivo di abbattimento del 30% delle emissioni entro il 2016.
Accanto a questi grandi movimenti, che potremmo definire “macroeconomici”, le case automobilistiche europee e altri soggetti del mercato stanno iniziando a dare un contributo significativo all’affermazione di uesta nuova sensibilità, attraverso lo sviluppo di interessanti tecnologie, evidentemente credendo nel fatto che il nuovo “boom” economico, da qui a qualche anno, sarà fondato sul business dell’ecologia, come affermato da molti osservatori ed esperti di economia. I fabbricanti stanno imponendo un radicale cambio d’immagine, ominciato con uno spot televisivo nel quale due driver si sfidano in una gara che, però, non è una gara di velocità, ma di consumi: l’immagine che ne deriva è quella di un driver appassionato, ma rilassato e rispettoso delle regole. Questo modo di fare advertising, sia in televisione che sulla stampa, era praticamente nesistente fino ad alcuni mesi fa.
Dal punto di vista pratico, i costruttori si trovano nel dilemma di dover finanziare costose ricerche per nuovi motori proprio nel momento di maggior crisi del settore, con “i piazzali pieni” di vetture invendute e gli sconti in aumento: una situazione sicuramente inattesa per chi ha rincorso negli ultimi dieci anni gli ideali di prestazione e immagine che caratterizzano alcune marche di punta, invece di investire sulla riduzione dei prezzi a fronte delle economie di scala nella produzione e sul downsizing di cilindrate e di accessori di serie. Da un anno a questa parte, però, l’idea di downsizing (a parità di potenza) ha portato alla produzione di alcuni interessanti modelli e alla loro proposta nell’ambito delle flotte aziendali, dove è ipotizzabile che trovino sempre maggior accettazione, anche da parte dei driver che spontaneamente o spinti da una car policy “green”, dovranno accettare di dare il loro contributo alla riduzione delle emissioni, insieme alle aziende, ai noleggiatori e ai governi.
Quindi possiamo dire che i fabbricanti di vetture si stiano muovendo su tre distinti piani per diventare sempre più “verdi”: la ricerca sui motori e sui carburanti, il downsizing e, infine, l’influenza che possono esercitare su individui e aziende attraverso varie forme di comunicazione: pubblicità, azioni di marketing mirate, incontri con i responsabili aziendali insieme ai noleggiatori di lungo termine.
Fiat dialoga con gli automobilisti virtuosi
Alcuni produttori hanno deciso di fare qualcosa di più, sfruttando la tecnologia per aiutare il driver a utilizzare la vettura nella maniera più corretta, ovvero meno inquinante. L’esempio più riuscito è quello offerto dal gruppo Fiat, che tempo fa decise di investire sullo sviluppo congiunto insieme a Microsoft, di una piattaforma tecnologica in grado di affermare un nuovo modo di utilizzare l’auto: “Blue&Me”è un dispositivo basato sull’utilizzo di una porta usb (la “sesta porta” pubblicizzata con la Grande Punto) e della piattaforma software di Microsoft, al fine di inviare e ricevere dati e informazioni. Più recentemente, un’evoluzione molto innovativa di Blue&Me (già installato su circa 500.000 vetture in due anni) è rappresentata dal modulo “ecoDrive”, che analizza lo stile di guida al fine di ridurre le emissioni di CO2.
Collegandosi al sito www.fiat.com/ecodrive, nel quale è contenuta anche una piccola dimostrazione del suo funzionamento, il driver può scaricare il software e installarlo sul proprio computer personale; successivamente, grazie a una comune chiavetta usb, i dati di guida vengono trasferiti dal veicolo al computer, dove il software li analizza e suggerisce alcuni comportamenti ottimali per risparmiare. Fiat stima nel 15% il miglioramento ottenibile in termini di stile di guida, ovvero una riduzione delle emissioni di CO2 del 15% e un risparmio annuo di carburante compreso tra 120 e 200 euro.
Il villaggio virtuale
EcoDrive non si limita a valutare i risparmi, ma registra i progressi nel tempo e permette di raccogliere i riscontri degli utilizzatori, attraverso i quali la casa torinese si propone di migliorare nel tempo il prodotto. Inoltre esiste anche la comunità virtuale “ecoville”,nella quale confrontarsi (e sfidarsi) con altri driver. Con “ecoville” si vuole affermare il cambio di mentalità che deve diffondersi nel mercato. Tra l’altro, a causa della crisi, della necessità di risparmiare, del downsizing e delle green policy, i driver sono ora disposti non solo a prestare attenzione a soluzioni tecnologiche che possano aiutarli a migliorare lo stile di guida come singoli driver (Fiat ha comunque intenzione di lanciare anche una versione di ecoDrive per le aziende), ma sono più pronti ad accettare nuove regole, come per esempio il fatto che la loro vettura sia dotata di una “scatola nera” di bordo che, esattamente come succede sugli aerei, registri tutta una serie di eventi che verranno valutati per decisioni future. Il tutto, ovviamente, nella massima difesa della privacy del conducente.
Esistono alcune interessanti soluzioni sul mercato, basate sulla tecnologia gps dei navigatori o degli antifurti satellitari, che vengono utilizzate per diverse forme di telediagnostica: ad esempio, la “clear box”del gruppo italiano Metasystem è leader europeo nel “crash management”, ovvero nel lla elaborazione dei dati utili a prevedere e valutare gli incidenti.
La rilevazione puntuale dello stile di guida
Invece, la società di software Teleparking, partendo dalla constatazione che lo stile di guida può essere rilevato e aiutato, si pone l’obiettivo di utilizzare gli stili di guida per generare saving, migliorare la sicurezza e diffondere la responsabilità sociale. Con la certezza che la consapevolezza del proprio stile di guida stimoli il driver a essere più responsabile, meno stressato, più predisposto e ridurre costi ed emissioni. Perché, va detto, più delle emissioni “teoriche” attribuite a ciascun modello, peraltro largamente pubblicizzate nella comunicazione dei costruttori e supportate dai “consigli per gli acquisti” dei noleggiatori, sono importanti le emissioni reali della vettura, cioè quelle prodotte dal nostro effettivo comportamento alla guida: quindi, lo stile di guida più o meno inquinante è il risultato del contesto ambientale, del comportamento individuale, del tipo di auto e della car policy. Il servizio fornito da Teleparking, denominato “driving style”, consiste nella fornitura in modalità Asp di un sistema di controllo della flotta sia per conseguire importanti saving nella sua gestione, sia per stimolare una virtuosità aziendale nei confronti dell’ambiente e della sicurezza alla guida. È offerto ai noleggiatori, alle società di fleet management, alle aziende loro clienti, alle aziende con auto di proprietà e, infine, alle assicurazioni che sono imprese assolutamente interessate a “raffinare” il controllo sullo stile di guida dei propri assicurati.
Tecnicamente, il servizio fornisce una serie di dati telemetrici (una sorta di cruscotto analitico) tramite l’installazione di un’unità a bordo e li elabora insieme ad altre informazioni come la situazione meteorologica storica e quella del traffico, le caratteristiche della rete stradale, le statistiche sui furti, i dati delle manutenzioni e della rete dei distributori, le specifiche dei consumi eccetera. Questo concentrato di informazioni, elaborato in tempo reale, determina il “ranking comportamentale” del driver in funzione della car policy o di altri criteri di giudizio; consente, inoltre, di impostare e monitorare politiche di saving (manutenzioni, carburante, sinistri e altro ancora) e di Csr (emissioni, sicurezza).
Nessun ostacolo dai driver
Questo approccio è stato accettato dagli utilizzatori, afferma Pietro De Luca, responsabile marketing di Teleparking, anche perché sono stati preventivamente informati sul tipo di dati che sarebbero stati raccolti e sul loro utilizzo, a totale garanzia della loro privacy. La chiarezza degli obiettivi è, infatti, fondamentale per utilizzare bene la massa di dati che possono essere elaborati al fine di costruire azioni correttive. In generale, la leva “ecologica” sia in termini di risparmio di emissioni, sia per quanto attiene all’immagine aziendale in termini di Csr, è la principale motivazione che spinge i clienti di Teleparking. Tuttavia, altri importanti obiettivi possono essere inclusi nel progetto, quali, tra gli altri, il risparmio in termini di costo totale di gestione (Tco), la creazione di un flusso regolare d’informazioni sull’utilizzo della flotta, la riduzione dei sinistri, il recupero di penali per eccedenze chilometriche.
Correggere gli errori, senza punire
Dalla combinazione di dati relativi alla sicurezza e all’ecologia possono derivare le azioni più significative che l’azienda può mettere in atto per migliorare lo stile di guida dei suoi driver, quali, per esempio, far partecipare gli utilizzatori a specifici corsi di guida ecologica o di guida sicura mirati su ciascun driver, a seconda del suo stile.
Come abbiamo visto da questi esempi, c’è chi sta scommettendo sulla crescente importanza futura dei progetti “green”. MissionFleet si è proposta di segnalare le tecnologie, i prodotti e i servizi, provenienti dai costruttori, dai noleggiatori e dagli altri operatori del mercato, che aiutino il driver a contribuire alla riduzione delle emissioni.
Testo di Mauro Serena, MissionFleet n. 2, marzo-aprile 2009