La situazione di Alitalia, se possibile, si fa ancora più intricata. Dal punto di vista finanziario il nuovo piano industriale prevede apporti di capitale, “equity”, e linee di credito per complessivi due miliardi di euro, di cui oltre 900 milioni a carico di Etihad e 1.100 milioni a carico degli azionisti e dei creditori italiani, tra cui le due grandi banche nazionali, restie a immettere nuovo capitale in quello che negli anni si è dimostrato essere un buco nero brucia soldi. E per questo come extrema ratio il governo starebbe lavorando a un prestito bancario garantito però da CdP, Cassa depositi e Prestiti che, per statuto, può “investire in imprese italiane di rilevante interesse nazionale”, come si legge pure sul suo sito, ma acquisendo in “quote prevalentemente di minoranza in società in equilibrio economico finanziario”. Quello che manca proprio ad Alitalia. anche per questo i ministri dello Sviluppo economico Carlo Calenda e quello dei Trasporti, Graziano Delrio, continuano a negare qualsiasi tipo di coinvolgimento pubblico: “Alitalia deve rimanere un soggetto privato” ha detto Calenda.
Intanto nel Piano Industriale Alitalia spuntano 6 aerei di lungo raggio in più…
Una storia che, se non fosse grave, sarebbe da scompisciarsi dalle risate. Il Piano industriale di Alitalia prevede l’introduzione di 14 aerei di lungo raggio da qui al 2021 e non 8 come annunciato, anche durante i vari incontri con le parti sociali e il governo. Cos’è stato possibile questo errore? “Un errore di battitura” fanno sapere dai corridoi di Alitalia, dovuto a uno sbaglio da parte di Stefano Sala, un consulente esterno di Roland Berger (consulenti su consulenti…un correttore di bozze no?) che vive negli Emirati Arabi Uniti, patria di Etihad, in quanto all’interno non ha determinate competenze (e forse questo spiega i piani passati…).
Insomma un pasticcio. Speriamo che non ci siano stati ulteriori errori di battitura anche negli esuberi, “2037? Abbiamo sbagliato erano 5037….” o nei dati finanziari, “Due miliardi di euro di equity? No, forse erano Due miliardi di dinari del Kuwait, che vale oltre tre volte l’euro”. naturalmente scherziamo. Su un tema su cui c’è poco da scherzare. Ma c’è solo da lavorare pancia a terra per non perdere una compagnia storica come Alitalia che, almeno dal punto di vista del servizio, è ritornata al livello degli altri vettori europei. Pronto ad essere acquisita da Lufthansa o, addirittura da low cost quali Ryanair o easyJet come apparso sul Sole24Ore?