C’erano una volta le isole felici. Settori industriali che, mentre già i venti della crisi soffiavano impetuosi sui mercati mondiali, riuscivano a marciare in controtendenza, proseguendo imperterriti nel loro percorso di sviluppo. Era il caso, per esempio, dell’autonoleggio a breve termine, che ancora alla fine del 2008 sfoggiava una serie ininterrotta di segni “più” su tutti i principali indicatori: dal fatturato alle immatricolazioni, fino alla flotta circolante.
C’erano una volta, dicevamo. E purtroppo non ci sono più. Nell’esercizio appena concluso, infatti, l’onda lunga della recessione ha picchiato duro anche sul rent a car, penalizzato in parte dalla riduzione dei flussi turistici in entrata nella Penisola e, in misura assai più considerevole, dall’atteggiamento prudente delle aziende italiane, che hanno reagito alla congiuntura riducendo drasticamente i viaggi d’affari.
I numeri della crisi
Così, per la prima volta da molti anni gli operatori del breve termine hanno dovuto fare i conti con un arretramento. Conti che, in realtà, non sono ancora definitivi: proprio in queste settimane, infatti, gli analisti di Aniasa (l’associazione confindustriale che riunisce le aziende del noleggio e del fleet management) sono al lavoro per dare forma compiuta e organica ai dati di chiusura del 2009. Che però, almeno stando alle impressioni raccolte tra gli addetti ai lavori, non dovrebbero discostarsi molto da quelli relativi ai primi nove mesi dell’anno, presentati a Roma all’inizio dello scorso novembre: fatturato al -7%, numero dei noleggi al -8% e immatricolazioni precipitate addirittura al -30%. «In realtà, la mia sensazione è che, rispetto al terzo trimestre, l’ultima parte del 2009 abbia fatto segnare addirittura un peggioramento – esordisce Roberto Lucchini, presidente di Aniasa –. E se il dato consolidato sarà questo, non farà che confermare il diverso comportamento tenuto dalle due anime della nostra attività: quella legata al business to business, che ha continuato e continua a mostrare forti criticità, e quella relativa al business to consumer, che soprattutto in estate ha registrato invece sprazzi di inaspettata vivacità e ha fatto un po’ da traino all’intero comparto. Un ruolo, quest’ultimo, ribadito anche durante le settimane natalizie, che in generale sul fronte del leisure sono andate abbastanza bene ma che ovviamente, a livello percentuale, non possono “pesare” quanto il periodo luglio-settembre. Ecco perché ritengo che, a conti fatti, il quarto trimestre del 2009 finirà per assomigliare più al secondo, caratterizzato da un giro d’affari al -7%, che al terzo, che era invece risalito fino al -4%».
Scorrendo nel dettaglio i numeri relativi ai primi nove mesi dell’anno scorso, però, un dato salta all’occhio: i giorni di noleggio calano sì, ma molto meno delle immatricolazioni. Segno che, anche in un contesto complicato, i player del breve termine hanno saputo fare efficienza, adeguandosi al nuovo scenario economico ma confermando nel contempo la qualità del servizio? «Senza dubbio – risponde Lucchini – questo risultato è frutto delle strategie anti-crisi messe in campo dalle aziende del comparto. Rispetto ad altri settori industriali, noi del rent a car abbiamo la fortuna di essere assai flessibili e di poterci adattare rapidamente alla domanda, dato che lavoriamo con un asset come l’automobile, che compriamo e rivendiamo nel giro di 6-12 mesi. E visto che il momento in cui si chiudevano gli accordi per l’acquisto delle vetture, vale a dire l’inizio del 2009, ha coinciso con una delle fasi più buie della crisi, abbiamo scelto di fare efficienza, garantendo comunque il servizio ma lavorando con una flotta più contenuta».
Oggi si viaggia così
Al di là delle performance economiche e industriali, comunque, una cosa è certa: il noleggio a breve termine rimane un osservatorio imprescindibile per chiunque voglia comprendere come cambia il modo di viaggiare dei nostri connazionali e di tutti coloro che, provenienti dall’estero, scelgono l’Italia come meta. E in questo senso, il trend che ultimamente emerge con più forza sembra essere quello dell’“ultimo minuto”: «La tendenza a prenotare il noleggio sempre più a ridosso della partenza era presente già da qualche tempo – conferma Lucchini – e ora si è ulteriormente consolidata. Ritengo però che non si tratti di un fenomeno strutturale destinato a durare nel tempo, quanto piuttosto di una modifica transitoria nel comportamento dell’utenza, che nei periodi d’incertezza sceglie la prudenza e quindi è portata a prenotare con meno anticipo». Complice la crisi, insomma, adesso i viaggi si decidono solo all’ultimissimo momento. E in linea di massima, almeno a sentire gli osservatori dei costumi nazionali, tendono anche a essere più brevi. O no? «Se guardiamo alla durata, l’anno scorso abbiamo sicuramente fatto più volumi su periodi di noleggio relativamente limitati – ragiona Lucchini –. Non va dimenticato, però, che il 2009 è stato particolarmente ricco di ponti, ideali per viaggi di tre o quattro giorni. Quest’anno, invece, il calendario ne prevede molti meno, e quindi non mi stupirei se i periodi medi di noleggio finissero per allungarsi di nuovo».
Aeroporto, ma quanto mi costi
Intanto, in attesa di scoprire come e quanto si viaggerà nel 2010, gli operatori del rent a car ripensano le proprie strategie, con l’obiettivo di contenere i costi e incrementare ulteriormente il livello di efficienza. Anche, perché no, mettendo in discussione un rapporto “storico” come quello con gli aeroporti. E il motivo è presto detto: il progressivo lievitare dei corrispettivi versati sotto forma di canoni e royalties rischia di rendere antieconomica la permanenza dei noleggiatori all’interno degli scali. La soluzione, sul modello di quanto già avviene all’estero, potrebbe essere allora quella di spostarsi all’esterno, organizzando servizi di shuttle per il ritiro e la riconsegna delle auto? Lucchini, nella sua doppia veste di presidente di Aniasa e di amministratore delegato di un colosso del settore come Avis, ha le idee chiare: «Warren Avis, il fondatore della compagnia per cui lavoro, fu il primo a introdurre il concetto di “aereo più auto”, nel 1946: all’epoca, la cosa funzionò perché il noleggiatore si posizionava direttamente nell’area ritiro bagagli, e lì prendeva contatto con il cliente. Anche oggi chi fa rent a car vorrebbe godere di una simile posizione: invece, l’elefantiasi di molti scali ci porta a essere collocati a grande distanza dalla potenziale utenza. In più, l’aeroporto è ormai soprattutto un luogo di servizio, di consegna e ritiro delle vetture, mentre l’attività commerciale viene svolta principalmente a monte, nel punto di origine del viaggiatore o sul web. Il problema, allora, diventa quello di individuare un equilibrio economico tra il costo di operare all’interno dello scalo, quello da sostenere laddove si “cattura” la domanda e i ricavi complessivi che si riescono a realizzare. E in questo senso, la riflessione che molti operatori stanno portando avanti riguarda proprio la possibilità di offrire comunque il servizio a chi arriva in aeroporto, ma con modalità operative che prevedano lo spostamento di persone, assai meno costoso, invece che di auto. Non posso dire che la svolta sia prossima, ma di certo ci stiamo pensando e prima o poi potrebbe entrare davvero nella nostra agenda».
Al tavolo con le istituzioni
A proposito di agenda, quella di Aniasa dedica tradizionalmente un posto di riguardo al confronto con le istituzioni nazionali e locali. E sono tre, al momento, i temi “caldi” sul tavolo per quanto riguarda il comparto del breve termine. L’associazione ha tirato un sospiro di sollievo per la decisione del Governo di non rinnovare anche quest’anno gli incentivi alla rottamazione: «Sostenendo solo la domanda di vetture nuove, finiscono per penalizzare il semi-nuovo e l’usato – incalza Lucchini –, con notevole danno per le società di rent a car, che basano una bella fetta del business proprio sulla rivendita delle auto giunte alla fine del periodo di noleggio. Un altro argomento che ci sta a cuore, e che non ci stanchiamo di portare all’attenzione delle istituzioni, riguarda le infrastrutture: se è vero che l’autonoleggio è una componente primaria nella mobilità nazionale e nell’accesso al Paese, sarebbe importante che al momento di progettare un aeroporto o una stazione ferroviaria si tenessero nel giusto conto le esigenze operative delle nostre aziende. Basti pensare, a puro titolo di esempio, allo spazio necessario per ospitare centinaia o magari migliaia di vetture». Infine, last but not least, ci sono gli aspetti legati al Codice della strada, che ancora oggi – soprattutto quando si parla di responsabilità in tema di multe – troppo spesso non tiene nel dovuto conto la fondamentale distinzione tra proprietà e utilizzo dell’auto.
I motivi di confronto, insomma, non mancano. E anche quest’anno Aniasa si prepara a far valere le proprie ragioni in tutte le sedi. Nella convinzione (o è piuttosto una speranza?) che la fase più acuta della crisi sia ormai dietro le spalle: «Secondo le nostre stime, nel 2010 il comparto del breve termine dovrebbe come minimo stabilizzarsi – conclude Lucchini – e magari avviare anche un trend di lieve ripresa della domanda. D’altronde, tanti anni di noleggio mi hanno insegnato che a un gennaio difficile spesso segue un esercizio positivo: e, guarda caso, i dati che affluiscono in associazione parlano di un primo mese non proprio entusiasmante…».
Testo di Samanta Lodetti, Mission n. 1, gennaio-febbraio 2010