Dopo l’accordo in extremis sul contratto Alitalia che l’azienda ha di fatto accettato di mantenere in vigore con l’obiettivo di discuterlo a seguito della presentazione del piano industriale, e di chiuderlo entro il 31 maggio, aumenta il pressing dei soci per un piano che dai duemila esuberi iniziali ne avrebbe già previsti circa il doppio con, inoltre, un taglio più energico dei costi, che dovrebbero riportare in equilibrio i conti almeno nel 2020, con un mol positivo a partire dal 2019.
Oggi torna a riunirsi il Cda: rischio commissariamento?
Nel pomeriggio di oggi torna a riunirsi il cda presieduto da Luca Cordero di Montezemolo, durante il quale verrà analizzata una prima sommaria informativa sul nuovo business plan. Dove i 160 milioni annui del piano pensato da Cramer Ball verrebbero considerati inadeguati dagli azionisti, soprattutto da Intesa Sanpaolo (20,59%) e Unicredit (12,99%) che punterebbero a risparmi per 200-250 milioni annui, pena il ritorno al Commissariamento del vettore tricolore. Sarà crepuscolo Alitalia?
Il corto e medio raggio pesa sui conti Alitalia
Mentre i Big europei, ovvero Air France-Klm, British-Iberia e Lufthansa, hanno reagito per tempo all’assalto delle low cost, con il lungo raggio a rappresentare mediamente attorno il 70 per cento della loro offerta totale (misurata in posti-km), in Alitalia la percentuale e all’opposto, ovvero è il breve-medio raggio a pesare per circa il 70 per cento, segmento questo quello più attaccato delle low cost.
Ecco perché si parla tanto di alleanza con quest’ultime per queste tratte, a una fusione con Trenitalia (sarà per questo che periodicamente esce fuori come nuovo ad il nome di Mauro Moretti, ex delle Ferrovie dello Stato?) per utilizzare il treno per il feederaggio per tante tratte domestiche, anche se il problema rimane quello della mancanza di aeromobili per il lungo raggio. Che Etihad ha in pipeline di consegne ma che, fino ad ora, ha utilizzato più per la sua compagnia che per quelle controllate o partecipate.