Nei paesi anglosassoni la chiamano “Ride sharing“. In Italia si chiama “servizio condiviso“. In base a una ricerca che la Gbta – Global Business Travel Association ha effettuato in Australia, Canada, Germania, Hong Kong, Giappone, Messico, Regno Unito e Stati Uniti, sono in aumento le aziende che hanno incluso la sharing economy nella propria travel policy: se a gennaio 2016 erano il 44%, oggi sono esattamente il doppio.
Il Gbta Business Traveler Sentiment Index™ Global Report, condotto in partnership con American Express, ha esaminato l’apprezzamento che i viaggiatori d’affari hanno avuto sulla propria trasferta e come questo ha influenzato i propri comportamenti. Innanzitutto, il ricorso ai servizi condivisi – come Uber e Lyft – in un anno è aumentato del 21% in questa categoria.
Anche l’utilizzo dei servizi di case condivise – come Airbnb (leggi l’articolo su Airbnb) e HomeAway (leggi l’articolo su HomeAway) – è aumentato: considerando solo gli ultimi 6 mesi del 2016, rispetto a oggi la crescita è stata del 20%, anche solo se il 30% delle aziende prevede queste opzioni.
“I trend della sharing economy iniziano a influenzare il business travel” spiega Susan Chapman Hughes, senior vice president, American Express Global Commercial Payments. “Ciononostante, quasi un traveller su 5 non sono ancora sicuri se la travel policy aziendale permetta l’utilizzo di servizi condivisi. Molti dipendenti, poi, ritengono particolarmente importante che le aziende comunichino in maniera chiara i servizi e gli extra che la politica copre”.
La forma innanzitutto
La ricerca ha trattato anche il tema della forma fisica. E’ emersa innanzitutto la difficoltà di fare ginnastica durante una trasferta di lavoro. Considerando coloro che a casa propria fanno esercizio regolare, il 45% non buone un muscolo durante i viaggi o perché non hanno tempo (71%) o perché sono troppo stanchi (47%) o perché sono fuori dalla normale routine (29%) o perché il proprio hotel non ha un fitness centre (17%).
Per questo motivo, quasi i 2 terzi degli americani interpellati ha detto che nella scelta della sistemazione alberghiera ritengono importante la presenza di una palestra nella struttura o nelle immediate vicinanze. A sentirne la mancanza soprattutto i “Millennials” (con meno di 35 anni). Il desiderio di spazi per lo sport cala con l’aumentare dell’età.
Va bene la forma fisica. Ma il lavoro ha la priorità: l’88% dei 3.220 intervistati dalla ricerca ha riferito che in futuro vorrebbe viaggiare per lavoro nella stessa misura del passato o di più. Il 64% ha risposto che il proprio datore di lavoro ritiene che il business travel sia un importante per la performance finanziaria aziendale.
Tra gli altri punti emersi c’è il desiderio di un wi fi funzionante in hotel, in aereo o in treno (lo richiede il 77% degli intervistati) mentre per la prima volta nella storia del sondaggio, più della metà (il 54) dei business traveler ha detto di utilizzare i social media almeno una volta al giorno, visto che per il 50% di essi aiuta a trovare notizie sui fornitori di servizi di viaggio (hotel, voli, autonoleggi) mentre il 46% lo ritiene utile per raggiungere i colleghi o creare nuovi contatti di lavoro. Nel frattempo sono in aumento i business traveler che usano il portafoglio elettronico come strumento di pagamento: dal 12% di giugno 2016 al 14% di gennaio 2017, con un picco a Hong Kong e in Messico.