Come è noto, negli ultimi anni il panorama delle tariffe aeree è stato completamente rivoluzionato dall’ingresso sul mercato delle low cost: per poter competere con questa tipologia di vettori, le compagnie di linea hanno modificato le proprie politiche di pricing, proponendo tariffe più contenute e flessibili, combinabili tra loro e caratterizzate da minori vincoli rispetto al passato. In teoria, dunque, oggi i consumatori dovrebbero spendere meno per volare. Solo in teoria, però: se da un lato, infatti, le tariffe aeree sono diminuite, dall’altro è progressivamente aumentato l’importo della voce“tasse e supplementi”, che concorre a formare il prezzo del biglietto e include, oltre alle tasse statali, anche la “famigerata” fuel surcharge, introdotta dai vettori per fare fronte al vertiginoso incremento del prezzo del greggio registrato negli ultimi anni.
Gli aumenti delle fee
Una conferma dell’aumento delle tasse aeroportuali giunge dalla “Business Travel Survey”realizzata da Newsteca per conto di Uvet American Express Corporate Travel: nel primo semestre 2006 sulla tratta Milano-Roma, la principale rotta domestica, nonché una delle più frequentate dai business traveller, si è registrata una diminuzione dell’average ticket price (il prezzo medio del biglietto) di appena l’1,16% rispetto al corrispondente periodo del 2005. Davvero poco, soprattutto se paragoniamo questa riduzione con quella verificatasi su altre tratte, quali la Milano-Napoli (-11,17%). La ricerca sottolinea che a pesare su questa modesta riduzione sono state soprattutto le tasse e i supplementi, che nel periodo preso in esame sono giunte a pesare circa il 23% del costo complessivo del biglietto. Tale elemento, oltretutto, rappresentava in media meno dell’8% nel 2004 e circa il 17% nel 2005, a dimostrazione di quanto questa voce sia progressivamente cresciuta nell’arco degli ultimi tre anni.
Questo incremento tocca anche i voli intra-europei e quelli intercontinentali: sulla rotta Milano-Parigi, ad esempio, nel primo semestre del 2006 si è registrato un decremento del prezzo medio dei biglietti nell’ordine del 4,03% rispetto al corrispondente periodo del 2005. Nel 2004 la tariffa media era 689,03 euro contro i 672,51 euro del giugno 2006. In compenso, l’importo relativo alle tasse e ai supplementi è salito da 46,2 euro (anno 2004) a 83,52 euro (giugno 2006).
Sulla tratta Milano-New York, invece, negli ultimi anni si è registrata una crescita sia delle tariffe che delle surcharge: il prezzo dei biglietti è passato da una media di 1743,12 nel 2004 ai 1943,19 euro del giugno 2006. Le tasse, invece, sono più che raddoppiate, passando da 72,64 a 159,41 euro.
Ma cosa sono questi oneri?
Ma che cosa si intende esattamente con la dicitura: “tasse e oneri”? Quali componenti contribuiscono a “gonfiare” il prezzo dei biglietti aerei? Concorrono a formare la tariffa la tassa d’imbarco, la tassa di sicurezza sui bagagli, la tassa di controllo sui bagagli a mano (1,81 euro), l’addizionale disposta dalla legge del 24 dicembre 2003, poi modificata nel marzo 2005. A queste tasse si aggiungono la fee richiesta dal canale di distribuzione utilizzato per la prenotazione e la cosiddetta crisis surcharge, introdotta dai vettori per far fronte ai crescenti costi connessi alle assicurazioni e alla sicurezza. A far lievitare maggiormente il prezzo del biglietto, però, è la fuel surcharge, la tassa carburante. Per comprendere meglio quanto pesano questi oneri su una tariffa aerea, torniamo alla già citata tratta Milano-Roma: su un biglietto Alitalia pagato 397,34 euro, le tasse e i supplementi ammontano a ben 94,34 euro. Tale importo è così ripartito: la tassa di sicurezza sui bagagli da stiva (EX) ammonta a 4,32 euro, la tassa di imbarco (IT) è pari a 10,39 euro; la tassa di controllo sui bagagli a mano (VT), invece, è di 3,62 euro. A questa cifra si aggiungono la tassa addizionale di 4 euro (HB), un’Iva di 2,21 euro (FN) e una fuel surcharge (YQ) di 70 euro.
Polemiche nel settore
Il vertiginoso incremento dei supplementi è ormai da tempo fonte di polemiche. Lo scorso marzo, per rispondere ad Assaereo (Associazione nazionale vettori e operatori del trasporto aereo) che accusava gli scali italiani di imputare ai vettori costi ingiustificati, anche il presidente diAssaeroporti (Associazione italiana gestori aeroporti), Domenico Di Paola, aveva affermato: «La misura delle tasse di imbarco è rimasta ferma al decreto ministeriale del novembre 2000, che ne ha fissato la misura aeroporto per aeroporto, senza applicare da allora neppure l’adeguamento all’inflazione. La voce più cospicua che viene caricata sul biglietto in maniera occulta non riguarda gli scali, ma è il supplemento per il carburante, che viene accorpato dalle compagnie aeree nella dicitura “tasse e supplementi”. A far aumentare l’indice generale è anche la tassa per la sicurezza e il controllo sui bagagli a mano introdotta nel 2003 a seguito delle nuove norme sulla sicurezza che hanno comportato, anche per effetto della tragedia delle torri gemelle, un adeguamento delle infrastrutture e dei dispositivi di sicurezza».
I provvedimenti dell’UE
A questo proposito, nei mesi scorsi è scesa in campo anche la Comunità Europea, che ha annunciato l’introduzione entro il 2008 di interventi volti a migliorare la trasparenza delle tariffe aeree: in particolare, la proposta legislativa dell’Ue dovrebbe costringere le compagnie aeree a fatturare la stessa tariffa per uno stesso biglietto a tutti i passeggeri che risiedono in Europa. E dovrebbe vietare le pubblicità ingannevoli, che promuovono tariffe a prezzi stracciati, omettendo il costo di tasse e supplementi.
Inversione di tendenza?
Negli ultimi mesi, però, si sta registrando un’inversione di tendenza: alcune compagnie aeree, complice un calo del prezzo del petrolio, hanno cominciato a diminuire la fuel surcharge. Tra i primi vettori a prendere questo provvedimento, lo scorso settembre, è stata Klm, che ha ridotto di 5 euro la tassa sui voli intercontinentali e di un euro quella sui collegamenti intraeuropei. A seguireSingapore Airlines è passata da 60 a 54 dollari per segmento sui voli in partenza dagli aeroporti europei per Singapore, mentre la tassa sugli altri voli all’interno dell’Asia è passata da 20 a 18 dollari. Lo scorso novembre, poi, anche Blue-express.com, la low cost di Blue Panorama Airlines, ha tagliato di 6 euro la fuel surcharge sui collegamenti per Vienna e Monaco di Baviera e di 14 euro quella sulle altre destinazioni. Attualmente, dunque, le tasse applicate dalla compagnia sono di 19 euro sui voli domestici e di 21 su quelli internazionali. «Abbiamo deciso di ridurre le tasse – ha spiegato Franco Pecci, presidente di Blue Panorama e di Blu-express.com – in virtù della stabilizzazione del costo del carburante, ma soprattutto con la chiara volontà di procedere a una nuova fase di sviluppo della compagnia verso una maggiore offerta di tariffe low cost da Fiumicino in direzione di Milano Malpensa e Bari, così come verso Nizza, Grenoble, Vienna e Monaco di Baviera, oltre alla direttrice Bologna-Bari».
Testo di Arianna De Nittis, Mission N. 1, gennaio-febbraio 2007