Valerio De Molli, Managing partner The European House dello studio Ambrosetti, si prende il palco del forum a di apertura del day two del BizTravel Forum 2016, dove il giorno prima si erano sfidato a singolar tenzone lo stesso studio Ambrosetti con il suo Uvet Travel Index, e una scettica platea è un altrettanto scettico Sebastiano Barisoni, giornalista di Radio 24ore e moderatore della giornata (leggi: BizTravel forum 2016: un day one. A tutto dati), attaccando tutte, o quasi, le classifiche e gli indici mondiali che mettono in cattiva luce l’Italia, e lanciando…la propria.
Partendo da un’assioma: “Senza investimenti, non c’è lavoro, senza lavoro non c’è crescita senza crescita non c’è lavoro”. E gli investimenti arrivano dove l’immagine di un paese è positiva… “ma com’è possibile che in tutti gli indici mondiali l’Italia è dietro a paesi come la Macedonia nell’Ease of Doing business della World Bank dove siamo 45esimi, o la Malesia nel Global competitivess World Economic forum, dove siamo al 43esimo posto o ancora, Barbados al 39esimo posto con l’Italia al 41esimo nel Global Competitiveness Index dell’Insead?” afferma De Molli, che sottolinea, “ma noi siamo tra le Top 5 al mondo come surplus commerciale, siamo primi in Europa per referenze per ricercatore, siamo il secondo mercato manifatturiero in Europa con 403 mila aziende, il doppio di Francia e Germania e abbiamo il maggior risparmio delle famiglie al mondo, con 8 trilioni di euro. Com’è possibile che siamo sempre in coda a questi indici? Lo siamo perché sono calcolate su survey qualitative e su punti visti negativamente ma, come per la sanità che si prende una buona parte della tassazione, che funziona. Ecco perché allora ho fatto il nostro, il Gai, il Global Attractivness Index, che si basa su diversi dati scientifici e sul sentiment online”.
Un indice che tratta ben 144 paesi e che vede l’Italia comunque non primeggiare ma che si posiziona in un buona 14esima posizione, “con luce verde su dinamicità e sostenibilità, con 73 punti, ma che non ci deve dire che tutto va bene. Perché abbiamo davanti ben 13 paesi e, quindi, dobbiamo migliorare nella Governance, accrescere la nostra cultura e professionalità, il sistema di offerta naturalmente ma anche la promozione e, appunto, l’immagine-paese”.