Il terrorismo, come sappiamo, ha come uno degli effetti collaterali principali la diminuzione della libertà di viaggiare. Che si estrinseca anche nella decisione dell’Europa, ad esempio, di rivedere Schengen o di alcuni stati di dare un giro di vite al regime dei visti. Lo hanno fatto gli Stati Uniti qualche settimana fa, colpendo in particolar modo i viaggiatori d’affari, i tecnici e gli ingegneri che lavorano nel mondo oil, visto che viene sospeso l’Esta e reintrodotto il visto per chiunque abbia visitato negli ultimi cinque anni l’Iran, l’Iraq, la Siria e il Sudan.
Il Waiver Visa program, che interessa i cittadini di 38 Paesi, cui al momento è consentito l’ingresso negli Stati Uniti, con una permanenza di 90 giorni al massimo, senza la necessità di richiedere un visto non è così più valido per coloro che hanno un timbro dei suddetti paesi sul loro passaporto. Fa eccezione solo chi ha effettuato viaggi in Iran, Iraq, Sudan e Siria come giornalista o per conto di organizzazioni internazionali, regionali o governative o di ong.
Una mossa che, se vincesse Trump alle prossime presidenziali negli States, potrebbe subire un’ulteriore stretta.
Dal 15 marzo, invece, per viaggiare o anche solo transitare in Canada bisogna ottenere l’autorizzazione elettronica eTA, Electronic Travel Authorization, simile all’Esta statunitense. Che avrà un periodo di “clémence”, come ha detto il portavoce del ministero dell’immigrazione Rémi Larivière fino all’autunno, per “fa abituare i visitatori in Canada a questo nuovo iter burocratico”. Che costerà 7 dollari canadesi e avrà validità di 5 anni. Tutte le informazioni sulle categorie di viaggiatori per cui è necessario l’eTA e le modalità di richiesta sono disponibili a questo link.