Altro che James Bond. A girare con telefoni usa e getta non sono più gli agenti segreti di celluloide, ma i funzionari dell’Unione Europea. Secondo il Financial Times, la Commissione avrebbe consegnato dispositivi schermati e usa e getta ai propri inviati diretti a Washington per proteggersi da possibili attività di spionaggio durante le riunioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, in programma dal 21 al 26 aprile.
Una notizia che fa sorridere, certo, ma anche riflettere: quando la geopolitica è diventata un thriller paranoico? In realtà, per il Times, non si tratterebbe di una novità assoluta. Linee guida simili erano già state adottate per le missioni in Cina. Ora, lo stesso copione si ripeterebbe anche con gli Stati Uniti.
La “checklist da guerra fredda” prevede: telefoni spenti alla frontiera, riposti in custodie anti-spionaggio durante i momenti di inattività e visti inseriti nei documenti diplomatici, mai nei passaporti personali.
Intanto, a Washington, il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, è in prima linea in un nuovo round di trattative per evitare un’escalation nella guerra dei dazi. Con lui, altri tre pesi massimi dell’esecutivo Ue: Valdis Dombrovskis, Maria Luís Albuquerque e Jozef Sikela.
Ma da Bruxelles arriva puntuale la smentita: “Neghiamo di aver fornito indicazioni in tal senso. Nessuna raccomandazione sull’uso di telefoni usa e getta è presente nei documenti ufficiali di viaggio”. Una presa di distanza netta, ma che non basta a dissipare l’alone di sospetto che ormai avvolge anche le più routinarie missioni diplomatiche.
In un mondo sempre più diffidente, persino la trasferta di un funzionario si trasforma in un’operazione top secret. E forse la vera domanda è: chi spia chi?
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