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BYD, Altavilla: la Cina vince contro l’Europa. Italia in difficoltà

Le aspettative irrealizzabili del Green Deal ritardano i processi, mentre la Cina prosegue a ritmo serrato

Alfredo Altavilla, Special Advisor Europa di BYD, questa mattina all’evento organizzato da #FORUMAutoMotive, ha dialogato con il giornalista Pierluigi Bonora, su temi cruciali per il settore automotive, che sta prendendo sempre più piede in Cina, lasciando in sofferenza l’Europa e in particolare l’Italia.

Tra gli argomenti toccati l’espansione dei brand cinesi, l’impatto delle politiche di Donald Trump sul mercato globale, il piano d’azione della Commissione Europea e le strategie di lancio dei nuovi modelli BYD, inclusa la progressiva “europeizzazione” dell’azienda grazie alle future produzioni in Ungheria e Turchia.

Cina: i più veloci sul mercato

Altavilla ha sottolineato la rapida evoluzione dell’industria automobilistica cinese, che si distingue per un time to market estremamente veloce e una capacità di realizzare nuovi impianti in tempi brevi, grazie anche all’uso massiccio dell’intelligenza artificiale. “In BYD, i cicli di sviluppo sono rapidi, in 18 mesi si passa dall’inizio della pianificazione al modello finale. Combattere una guerra tecnologica con i costruttori cinesi sarebbe una scommessa persa”, ha affermato Altavilla.

Riguardo al vecchio continente, Altavilla ha espresso dubbi sulle possibilità del continente di recuperare il ritardo accumulato rispetto alla Cina, definendo il gap troppo ampio per essere colmato senza una cooperazione con il mercato cinese. “La Cina è dieci passi avanti in termini di elettrificazione e guida autonoma rispetto all’Europa”, ha aggiunto, evidenziando anche il vantaggio conquistato grazie alle infrastrutture di ricarica proprietarie BYD, che fanno scuola all’Italia.

Trump gioca di strategia

Secondo Altavilla, il Dieselgate è alla base della situazione attuale, con un aumento dei costi delle automobili e un mercato sempre più stagnante, dove il segmento delle auto nuove cresce poco e quello delle auto usate è in espansione.

L’Italia avrebbe “toppato” la legislazione, prima aumentando il prezzo delle automobili per far fronte alla crisi del mercato a quattro ruote, e poi mettendo i dazi sull’esportazione per attrarre produttori di altri mercati, invertendo la strategia rispetto agli Stati Uniti, che invece hanno imposto i dazi a coloro che han scelto di non delocalizzare la propria produzione in America.
Così facendo Trump ha ottenuto il vantaggio auspicato, attraendo alcuni Paesi esteri attraverso gli incentivi fiscali e penalizzando gli altri.

L’Italia attrae per le competenze

Dell’Italia al contrario sono invidiabili l’expertise e il know-how. Ecco perché Altavilla ha insistito per far conoscere ai propri colleghi cinesi i fornitori italiani. “ Nelle scorse settimane abbiamo approfondito la conoscenza dei fornitori di componentistica italiana e la proprietà cinese ne ha apprezzato il livello di competenza. Non imporremo loro di delocalizzare le proprie attività, collocandosi nell’immediata prossimità dei nostri impianti. BYD intende localizzare in Europa nuovi impianti.

Terzo stabilimento in Europa? Forse, ma non in Italia

“Il processo di selezione del terzo stabilimento è cominciato e terminerà per la fine dell’anno. Non ci sono decisioni definitive. Smentisco le indiscrezioni uscite ieri su alcuni organi di stampa. Certo è che sarà difficile localizzare uno stabilimento in Paesi che non sono friendly nei confronti delle auto cinesi e l’Italia ha votato a favore dei dazi. Certo tutto può ancora cambiare. Secondo me sarebbe auspicabile trovare modi di collaborazione tra player cinesi ed europei.”

Europa: l’obsolescenza del Green Deal

È fondamentale prendersi il tempo necessario per affrontare la transizione verso un parco auto completamente elettrico entro il 2035, un obiettivo che appare al momento utopico, soprattutto in Italia. Il nostro Paese vanta uno dei parchi auto più obsoleti d’Europa, e la carenza di infrastrutture adeguate non stimola l’acquisto di veicoli elettrici. A questo si aggiungono la burocrazia inefficiente, i bandi poco funzionali e un governo che sembra legiferare in un mondo ideale, imponendo un Green Deal che rischia di rimanere sterile senza azioni concrete e misure di supporto adeguate.

Ecco chi investe in infrastrutture in Italia

Se in Cina sono i marchi automotive come BYD a investire nella creazione di colonnine di ricarica proprietarie, facendosi promotore di un’infrastruttura che supporta l’adozione dei propri veicoli elettrici, in Italia sono le società energetiche come A2A a farlo, impegnandosi. nell’elettrificazione delle città.

Qui, la sfida del “chi viene prima: l’uovo o la gallina?” si fa sentire, poiché se da un lato è necessario un parco di veicoli elettrici in aumento per giustificare la crescita delle colonnine, dall’altro è altrettanto fondamentale garantire un’infrastruttura adeguata per stimolare la diffusione dei veicoli elettrici.

Ne ha parlato Fabio Pressi, Presidente e Amministratore delegato di a2a E-Mobility, che nell’occasione ha anche illustrato alcuni tra i progetti attivati da A2A.

Primo fra tutti il progetto “City Plug Lamp” che combina l’illuminazione pubblica ad alta efficienza con la possibilità di ricaricare veicoli elettrici tramite prese “City Plug”. Questa iniziativa non solo aumenta la disponibilità di punti di ricarica nelle aree urbane, ma permette anche di integrare i servizi di illuminazione con quelli di mobilità sostenibile, rispondendo a una doppia esigenza urbana.

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