I picchi dei prezzi sui treni
Un esempio clamoroso arriva dalla tratta Milano-Reggio Calabria, dove un biglietto di andata per venerdì 20 dicembre, con cambio a Roma e un viaggio di oltre 9 ore, raggiunge il picco di 345 euro. Un altro caso è quello della Milano-Lecce, con punte di prezzo fino a 315 euro per domenica 22 dicembre, una cifra che farebbe impallidire chi è abituato ai normali costi dei treni.
Quest’anno, la domanda di mobilità non solo è tornata ai livelli pre-Covid, ma è addirittura aumentata per i viaggi in treno rispetto al 2019. La situazione, tuttavia, è preoccupante, poiché a fronte di questa alta domanda, l’offerta non è riuscita a mantenere il passo, facendo lievitare i costi in maniera insostenibile per molte persone.
Un’Italia divisa: chi può viaggiare in treno e chi no
Le tratte più colpite dai rincari sono quelle che riguardano gli studenti e i lavoratori fuori sede, che ogni anno si ritrovano a fare i conti con aumenti dei prezzi spesso insostenibili. Molti di loro si vedono costretti a rinunciare a tornare a casa per le feste o a cercare soluzioni alternative, come l’uso di passaggi in auto tramite servizi di carpooling.
Le associazioni dei consumatori, come ogni anno, chiedono un intervento dell’Antitrust per contrastare i fenomeni speculativi che pesano troppo sulle tasche degli italiani. Ma, come spesso accade, il mercato risponde alla domanda con aumenti vertiginosi, facendo prevalere la legge della domanda e dell’offerta, che permette ai prezzi di salire senza alcun freno.
La legge della domanda e dell’offerta
Le raccomandazioni per modulare i prezzi in base agli orari non sembrano avere alcun effetto pratico. L’algoritmo delle compagnie ferroviarie e aeree si adegua automaticamente verso l’alto, proponendo prezzi che, in alcuni casi, superano quelli di un volo aereo in economy verso una destinazione internazionale. Questo rende di fatto difficile, se non impossibile, scegliere il treno come alternativa ecologica all’auto, come invece sarebbe auspicabile.
Le tratte più care: Milano-Reggio Calabria e Milano-Lecce
Le tratte più lunghe, nonché le più richieste durante le festività sono quella da Milano a Reggio Calabria e da Milano a Lecce. Sia Trenitalia che Italo, i principali operatori su queste tratte, hanno registrato aumenti significativi.
Ad esempio, un biglietto da Milano a Reggio Calabria per lunedì 23 dicembre con Trenitalia, che prevede un cambio a Roma, ha un costo di 168 euro solo andata, mentre per la tratta Milano-Lecce, il prezzo minimo è di 168 euro, con punte fino a 177 euro. Anche Italo ha prezzi elevati sulla tratta Milano-Bari, che non scendono sotto i 107,9 euro, e sulla Milano-Reggio Calabria, dove il costo non è mai inferiore ai 132,9 euro.
Aumenti a catena per tutte le tratte
Questi aumenti non riguardano solo le tratte dirette, ma anche le fermate intermedie. I treni diretti a Reggio Calabria fermano a Roma, Napoli, Salerno, Sapri, Paola, Lamezia Terme e Vibo Valentia. I treni diretti a Lecce attraversano la linea adriatica, fermandosi in città come Foggia, Bari e altre località del Sud. I rincari si estendono su tutte le tratte, con aumenti che arrivano anche al 300% rispetto ai prezzi medi annuali.
Mancanza di posti sui treni
Un altro elemento di preoccupazione è la carenza di posti sui treni. Per chi viaggia con Trenitalia, il 21 dicembre la tratta Milano-Lecce ha esaurito i posti disponibili, un aspetto sintomatico del fatto che la domanda sta superando l’offerta. Questo sta portando molti viaggiatori a rivolgersi a servizi succedanei come i voli aerei, anch’essi soggetti a rincari, oppure ai bus, come Flixbus, che coprono tratte simili, ma anch’essi alle prese con tariffe più alte rispetto ai normali standard.
Un sistema insostenibile
I rincari dei biglietti del treno sotto le feste stanno diventando una realtà difficile da sostenere per molti italiani, soprattutto per quelli che devono percorrere lunghe distanze per raggiungere le loro famiglie. Sebbene le associazioni di consumatori continuino a chiedere interventi per limitare gli aumenti, la risposta del mercato sembra essere quella di lasciare che la domanda faccia lievitare i prezzi senza alcuna regolamentazione. Questo sistema rischia di penalizzare in modo significativo una parte della popolazione che non potrà permettersi di viaggiare con i mezzi pubblici, costringendo molti a rinunciare alle festività in famiglia o a cercare soluzioni alternative, meno ecologiche e spesso più costose.
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