I prezzi delle strutture ricettive sono sempre oggetto di interesse, per chi organizza un viaggio, anche aziendale. Ora sono state anche sotto la lente della UE, o meglio della Corte UE, spinta niente meno che da Booking, per rivedere le “parity rate”.
In sostanza quei vincoli ad avere lo stesso prezzo camera sulle varie piattaforme di distribuzione. In effetti si include anche il sito della struttura stessa e la Corte spiega che queste clausole non sono «restrizioni accessorie» per il diritto alla concorrenza.
La parità estesa, potrebbe portare a escludere piccole piattaforme o nuove e la sentenza C 264/23 rigetta la richiesta. In Italia la clausola di parità non esiste da anni, abolita nel Ddl Concorrenza. Le varie prenotazioni online non danneggiano così la concorrenza, secondo la UE, perché consentono di avere molte offerte di alberghi e confrontarle.
Le piattaforme non possono usare più la dicitura «miglior tariffa garantita» ma ci sono alcune catene alberghiere che condividono dei moduli online, per anticipare ai clienti che la loro, potrebbe esserlo. Tanto da garantire a chi trovi online un’offerta equivalente per lo stesso hotel a un prezzo inferiore, ulteriori sconti.
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