Neste è il principale produttore mondiale di carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf), di diesel rinnovabile e di soluzioni rinnovabili per l’industria chimica e dei polimeri. Con una capacità produttiva di 5,5 milioni di tonnellate di prodotti rinnovabili, che entro fine 2026 arriverà a 6,8 milioni, Neste ha consentito ai clienti di ridurre nel 2023 le emissioni di gas serra di 11 milioni di tonnellate.
Per fare il punto su un aspetto fondamentale nella mobilità, di interesse sia per Travel sia per Fleet, abbiamo discusso con Gianluca Sardella, Market Development Manager Europe e Marco Mannocchi, Public Affairs Manager Europe dell’azienda.
Da big dei carburanti sostenibili, con vostre forniture dietro a loghi e nomi di grandi compagnie, cosa ne pensate dell’attuale trend di de-carbonizzazione in Europa (automotive e aviazione)?
«È chiaro che dobbiamo agire oggi se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, per noi è importante incoraggiare tutte le iniziative volte a ridurre le emissioni. L’industria del trasporto aereo ha fissato l’obiettivo ambizioso di raggiungere la neutralità entro il 2050. Sebbene rappresenti attualmente il 2-3% delle emissioni globali di anidride carbonica, questa percentuale potrebbe aumentare fino al 20% se non si agirà rapidamente e se altri settori saranno più veloci ad affrontare la de-carbonizzazione. È positivo che le compagnie aeree stiano iniziando ad utilizzare il Saf e a tenerlo in considerazione nelle proprie strategie. Un esempio è costituito dalle compagnie che hanno stabilito un obiettivo del 10% di SAF entro il 2030, offrendo l’opportunità di acquistare volontariamente il Saf per i propri viaggi oppure includendo l´extra costo nel prezzo dei biglietti. In qualità di leader a livello mondiale nella produzione di Saf, Neste è pienamente impegnata a sostenere l’industria aeronautica riducendo le emissioni legate ai viaggi aerei e ai trasporti. Ma non è solo l’industria aeronautica ad essere responsabile; le aziende e i singoli viaggiatori devono assumersi la responsabilità delle proprie emissioni. Sempre più aziende sono alla ricerca di soluzioni per ridurre le emissioni dei propri viaggi d’affari, le cosiddette emissioni “Scope 3”, che possono costituire una parte significativa dell’impronta carbonica di un’azienda. Le aziende possono utilizzare il Saf per ridurre le emissioni derivanti da tale attività; Neste, ad esempio, offre alle aziende l’opportunità di acquistare il SAF e garantisce che venga utilizzato dalle compagnie aeree così da ottenere la riduzione concordata; le aziende possono quindi dimostrare in modo credibile la riduzione, ad esempio nel loro bilancio di sostenibilità oppure come parte di eventuali obiettivi da loro stabiliti».
Quali le maggiori innovazioni che avete messo in commercio e quale la prossima, se ce ne saranno a breve?
«Contiamo due decenni d’innovazione nelle energie rinnovabili: negli anni ’90 Neste ha sviluppato la tecnologia di raffinazione NEXBTL. Con questa tecnologia brevettata, si produce diesel di alta qualità da materie prime rinnovabili al 100%. Per l’aviazione si tratta sicuramente del nostro carburante sostenibile. Lo produciamo dal 2011, tuttavia negli ultimi anni la consapevolezza del Saf è cresciuta ed è considerato una leva chiave per ridurre le emissioni del trasporto aereo e aiutare l’industria a raggiungere la neutralità carbonica. La componente innovativa consiste nello sviluppo di una tecnologia comune alla nostra NEXBTL, che è in grado di produrre Saf e diesel rinnovabile su larga scala e di utilizzare un’ampia varietà di scarti e residui rinnovabili come materie prime».
Cosa vi attendete o desiderate, potendo, dalle prossime normative?
«Se consideriamo il quadro europeo, con l’avvicinarsi delle elezioni, ci aspettiamo continuità per quanto riguarda l’attuazione del Green Deal. Allo stesso tempo, il prossimo esecutivo dovrà concentrarsi sulla competitività del tessuto industriale, ecco perché siamo stati tra i primi firmatari della Dichiarazione di Anversa per uno European Industrial Deal. A livello nazionale, il governo italiano ha creato un solido quadro normativo per l’implementazione di soluzioni sostenibili necessarie per decarbonizzare il settore dei trasporti. Sul fronte del trasporto aereo, è in fase di sviluppo una roadmap nazionale per i Saf e siamo stati coinvolti nell’importante lavoro che i Ministeri competenti, insieme a ENAC, stanno svolgendo per l’attuazione del Regolamento ReFuelEU. Dobbiamo ora creare le giuste condizioni per stimolare la domanda di queste soluzioni rinnovabili, affrontando fattori strutturali come la fiscalità e adeguati sistemi di incentivazione».
Per l’automotive, che visione avete dell’elettrificazione e che previsioni fate al 2035?
«Sebbene l’elettrificazione svolgerà un ruolo cruciale in futuro, crediamo fermamente nel potenziale del diesel rinnovabile per ridurre le emissioni dei trasporti. È compatibile con i veicoli e le infrastrutture esistenti, garantendo una soluzione pronta all’uso per la riduzione delle emissioni di gas serra».
Quanto pesa oggi il Saf nelle compagnie e quanto vi attendete che possa pesare? Con che ruolo per l’Italia?
«La produzione e la domanda di Saf sono ancora minime rispetto al consumo di carburante fossile, pertanto è fondamentale aumentare la capacità produttiva il più rapidamente possibile. Per questo le politiche di sostegno svolgono un ruolo fondamentale, così come anche la domanda volontaria da parte delle aziende. L’Italia può svolgere un ruolo importante nella crescita della produzione di Saf. Alcuni aeroporti, come Linate e Malpensa, hanno già introdotto schemi di incentivazione per favorirne l’utilizzo. Molti operatori del settore aeronautico (incluso Neste), hanno aderito al Patto per la decarbonizzazione lanciato nel 2022 da Aeroporti di Roma. L’ENAC è alla guida dell’osservatorio italiano Saf dal 2020, dove tutte le parti contribuiscono alla realizzazione di una roadmap nazionale. Si tratta di segnali concreti che l’Italia si sta preparando alla rivoluzione Saf e noi continueremo sicuramente a far parte di questo viaggio».
Che trend di costo prevedete per il Saf ed eventualmente da cosa dipende?
«In generale il Saf è da 3 a 5 volte più costoso del carburante fossile, tuttavia il costo delle emissioni di carbonio e dell’impatto climatico non è incluso nel costo del carburante fossile. Quindi la vera domanda dovrebbe essere: “quale sarà il costo se non iniziamo a utilizzare Saf?”. Per metterla in prospettiva, nei prossimi anni l’impatto dei costi Saf sui prezzi dei biglietti aerei, non sarà superiore al costo di un panino e un caffè in aeroporto».
Ora i voli, imputati di pesare molto sulla sostenibilità, sono messi sotto la lente: pensate si stia facendo tutto il possibile lato motoristico e carburanti?
«Da molti anni l’industria aeronautica è all’avanguardia nello sviluppo tecnologico. In generale, una nuova generazione di aeromobili è circa il 15-25% più efficiente rispetto alla precedente. Sviluppi tecnologici nella progettazione degli aeromobili e dei motori, come ad esempio lo sviluppo di aeromobili elettrici o a idrogeno, saranno necessari per rendere il settore più sostenibile; tuttavia queste tecnologie sono ancora nelle fasi iniziali di sviluppo e non si prevede che saranno disponibili su larga scala in questo decennio. Il carburante sostenibile per l’aviazione è la migliore soluzione disponibile oggi e svolgerà un ruolo importante anche in futuro».
È vero che una miscela di carburanti sostenibili è già idonea ai motori “moderni” senza controindicazioni?
«Oggi, il carburante sostenibile per l’aviazione può essere miscelato fino al 50% con il carburante convenzionale; una volta miscelato, è certificato come normale carburante per aerei. Tutti gli aerei che volano oggi possono volare con il Saf e molte compagnie lo utilizzano già. L’industria aeronautica sta lavorando per far sì che sia approvato al 100% e Neste sta lavorando a stretto contatto con partner come Airbus e ATR sull’argomento. È importante farlo adesso, poiché gli aerei venduti oggi saranno ancora nelle flotte tra vent’anni. Il diesel rinnovabile (HVO), come ad esempio NesteMY Renewable Diesel, è adatto a tutti i motori diesel e il passaggio non richiede nuove infrastrutture di rifornimento o modifiche ai veicoli. La maggior parte dei principali produttori di trasporti ha già approvato l’uso di carburante rinnovabile per tutte le applicazioni dei diesel».
In ambito di applicazione carburanti sostenibili chi è più avanti, tra Europa, Americhe e Asia?
«Guardando ad una prospettiva più ampia, non è rilevante quale Paese o continente sia in testa; le emissioni di gas serra e l’impatto climatico non si fermano ai confini pertanto ogni goccia di combustibile fossile che sostituiamo con alternative sostenibili è una goccia nella giusta direzione. Tuttavia, osserviamo differenze significative tra regioni e paesi in base a come i governi sostengono la produzione e l’uso di combustibili rinnovabili: l’Europa e gli Stati Uniti sono in testa alla classifica, anche se il loro approccio è leggermente diverso, con l’UE che preferisce gli obblighi rispetto agli incentivi. Anche in Asia i governi stanno sviluppando politiche di supporto, ad esempio il Giappone sta lavorando ad un obiettivo di Saf del 10% entro il 2030 e Singapore ha recentemente annunciato un obiettivo dell’1% entro il 2026 in aumento al 3-5% entro il 2030».