Turismo bleisure

Turismo Bleisure, in 2 anni è cresciuto di 6 volte

Il turismo business più il turismo leisure sono la nuova frontiera per fidelizzare i dipendenti e renderli soddisfatti. Purché il tempo libero non sottragga minuti al lavoro

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Ora che il turismo bleisure prende sempre più piede nel settore del business travel, i responsabili delle risorse umane delle aziende devono preoccuparsi?

Ogni paese fa storia a sé. Nel Regno Unito, per esempio, un dipendente di una banca è stato licenziato per aver messo in nota spese la cena del proprio coniuge effettuata durante un viaggio di lavoro. La domanda sorge spontanea: è giusto che i dipendenti trasformino i viaggi di lavoro in una vacanza?

Probabilmente, questo “colletto bianco” pensava che il viaggio d’affari ad Amsterdam sarebbe stata una grande opportunità per stare insieme con la moglie. Così da poter trascorrere del tempo in città la sera quando lui non lavorava. Il punto, però, è capire quali siano i confini tra lavoro e divertimento in questo tipo di viaggio. Il turismo bleisure, appunto, che unisce i termini business (d’affari) con leisure (di piacere). E dove chi viaggia “approfitta” della trasferta per unire delle ore o dei giorni di vacanza magari prendendo dei giorni di ferie prima o dopo gli appuntamenti lavorativi.

(Leggi del bleisure che arricchiesce il business travel)

Turismo bleisure, chi è il viaggiatore tipo

Ma chi è il viaggiatore bleisure tipico? Da una ricerca fatta nel Regno Unito emerge subito che il 48% dei turisti bleisure siano i minori di 35 anni. Forse perché ancora non hanno figli e hanno ancora minori responsabilità (beati loro) domestiche.

Questa combinazione lavoro-divertimento è vista dai molti datori di lavoro come una sorta di “benefit” per i dipendenti, col risultato magari di trattenere le migliori figure.

Per i Millennial e per la Generazione Z, il turismo bleisure offre l’opportunità di risparmiare sui costi di viaggio. Ciò significa che in molti casi i dipendenti più giovani possano sperimentare una destinazione straniera che altrimenti non avrebbero scelto o non avrebbero potuto permettersi di visitare.

Inbase alle statistiche rese nota da Statista, questi viaggiatori tendono a effettuare frequenti viaggi d’affari. Il 70% di loro viaggia per conto della propria azienda almeno una volta ogni tre mesi. I viaggi bleisure non sono specifici di un solo settore ma di tutti. Tuttavia tecnologia, sanità e produzione erano i campi in cui questa forma di viaggio d’affari era più comune.

Il fatto che la destinazione del viaggio sia considerata o meno entusiasmante (66%), se ci siano costi aggiuntivi per allungare il viaggio (59%) e se il viaggio sia vicino al fine settimana (51%) giocano tutti un ruolo nel determinare se i dipendenti trasformano un normale viaggio d’affari in un viaggio di piacere.

Questi ultimi possono quindi essere utilizzati come un modo per attrarre e trattenere i cervelli più giovani. Questi ultimi, sempre più vedono i viaggi all’estero come una parte necessaria della loro esperienza lavorativa.

Il bleisure? Un modo utile di investire e per fidelizzare le risorse umane

Secondo Statista, il business travel è cresciuto del 7% ogni anno dal 2015. Sempre più aziende riconoscono l’importanza di inviare dipendenti in viaggio d’affari all’estero per fare networking o per migliorare le prospettive di business.

Soprattutto nell’attuale clima economico, spendere una piccola somma per guadagnare di più a lungo termine e far crescere la propria azienda è considerato dalla maggior parte dei casi un modo utile di investire.

Ma affinché i viaggi di piacere siano efficaci sia per sé stessi che per l’azienda è necessaria fiducia reciproca e comprensione da parte dei dipendenti delle politiche aziendali.

Delineare cosa ci si aspetta dai dipendenti durante un viaggio d’affari è fondamentale per assicurarsi che la trasferta valga la pena. Ma soprattutto che non venga superata dal desiderio di andare in vacanza. Ciò include la trasparenza su ciò che è necessario raggiungere e quali siano i vantaggi.

La ricerca di Statista mostra anche che i viaggi di piacere possono migliorare la soddisfazione lavorativa e la fidelizzazione dei dipendenti. Addirittura questa opportunità può essere un fattore importante nell’attrarre potenziali candidati verso un’azienda.

C’è poi il fattore incentivante, visto che il turismo bleisure stimola la produttività dei dipendenti. Il tempo libero può rappresentare una comoda distrazione dalle preoccupazioni lavorative quotidiane. E allo stesso tempo avere un impatto positivo sull’umore, sullo stress e sui livelli di ansia.

Del resto, (sempre secondo la ricerca di Statista) negli ultimi 2 anni il turismo bleisure ha registrato un aumento del 500%.

(Il bleasure spopola anche come welfare aziendale)

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